Tutto pronto all'Hotel Ergife di Roma per l'inizio dell'assemblea del Partito Democratico: in platea si nota la presenza dei ministri Andrea Orlando e Claudio De Vincenti, oltre che dello stato maggiore del Nazareno, da Matteo Orfini a Ettore Rosato. In forze anche la minoranza, con Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo, Davide Zoggia. C'è attesa per la relazione in cui il segretario Matteo Renzi dovrebbe sciogliere la riserva sul congresso: anticiparlo o celebrarlo come previsto in autunno?
Sembra allontanarsi l'ipotesi di un Renzi dimissionario per favorire l'anticipo della fase congressuale: in molti si aspettano una relazione in cui si sottolinea l'importanza del passaggio politico che si sta attraversando e quella di approfittare della crisi M5s per andare ad elezioni nel più breve tempo possibile. Intanto, la minoranza del partito ha già trovato in Roberto Speranza un candidato a sfidare Renzi alle primarie, forse in ticket con Emiliano che, nel frattempo, ha già prenotato un biglietto per il giro in Italia annunciato dal deputato lucano.
"È chiaro che abbiamo una situazione difficile: abbiamo perso battaglia referendaria per cui ci siamo spesi molto. E ringrazio per quell'impegno e per i mille giorni di governo il segretario Renzi e i tanti volontari che hanno sorretto quella battaglia referendaria". Così il presidente del Pd Matteo Orfini nella relazione introduttiva all'assemblea nazionale a Roma. Alle sue parole la platea è esplosa in un boato e in un lungo applauso, sottolineato da una standing ovation.
Il ritorno di Renzi
"Si chiude un anno straordinario, nel senso di fuori dall'ordinario. In pochi avrebbero scommesso sulla vittoria di Trump. Ha vinto la Brexit e perso un'idea di Europa, forse un'idea di Europa troppo imbalsamata che deve essere messa in discussione. Abbiamo, ho perso il referendum ed è chiaro che questo influenza il sentiero dell'Europa", ha dichiarato il segretario Pd. Che poi ha aggiunto: "Serve un'analisi dura direi spietata di quello che è successo con il referendum perché tutti si chiedono questo da 15 giorni a questa parte e noi dobbiamo dare una risposta. Non abbiamo perso ma abbiamo straperso. Sì, abbiamo preso un sacco di voti, è la verità, ma il 41% è una sconfitta netta in un referendum. Abbiamo preso 13 milioni e mezzo di voti ma non sono bastati".
L'autocritica poi continua: "Abbiamo perso soprattutto il voto tra i trenta-quarantenni, che non sono tanto una generazione arrabbiata quanto una generazione disillusa. Abbiamo perso in casa, nella nostra fascia di riferimento e i gol in trasferta valgono doppio, abbiamo perso nelle periferie. Son 30 anni che questa parte politiche fa gli stessi discorsi sul disagio sociale e le periferie e quelli che pensano di aver trovato la ricetta segreta pensino a quanto si prendeva" in termini di voti.
Il segretario democratico poi ha risposto, seppur non citandolo, a Massimo D'Alema che ha affermato che delle riforme di Renzi non resterà nemmeno la puzza. "Queste riforme non puzzano, queste riforme resteranno e segnano la grandezza del Pd e di quello che abbiamo fatto", ha detto l'ex premier. "Eravamo a un passo dalla terza Repubblica sembra quasi che siamo tornati alla prima, senza in alcuni caso, la qualità della prima".
Renzi riparte dal Mattarellum
"Vogliamo giocare l'ultima possibilità di avere un sistema maggioritario o scivoliamo verso il proporzionale? Io vi propongo di andare a guardare le carte in modo esplicito sull'unica proposta che può essere realizzata in tempi brevi: è la proposta che porta il nome del presidente Sergio Mattarella. Io dico andiamo a vedere. Il Pd c'è. Lo chiedo a questa assemblea. È una proposta fatta di un articolo. Non c'è bisogno di inventarsi altro. E io lo chiedo formalmente: a Forza Italia, ai nostri alleati centristi, alla Lega Nord, alla sinistra e al M5S".
E su quest'ultimo ha spiegato:"Il M5S è passato dal "fermiamo Renzi perché l'Italicum è fascista" all'andiamo a votare con l'Italicum. O è confusione o si tratta di una confessione. Stiamo andando al voto. Non sappiamo quando è, non è importante parlarne adesso. Non siamo noi quelli che hanno paura. Dicono che vogliono andare a votare, ma ne hanno una paura matta. Chiediamo a tutte le forze politiche di non fare melina sull'Italicum. Non mi vedrete a fare tour per l'Italia o giri in camper. È finito il tempo di riempire i teatri, anche se è una cosa bellissima. Vorrei essere capace di lavorare in modo meno organizzato, di fare più l'allenatore che non il giocatore. Come un talent scout, verrò a cercarvi uno per uno".
La stoccata alla Raggi
"Qui a Roma voglio dire che la politica non è l'indicazione delle cose che non vanno, l'urlo di chi dice No e non propone un'alternativa.
Se si fa così politica, il Paese non va da nessuna parte, si blocca il Paese. Se per bloccare la corruzione si bloccano le Olimpiadi, si blocca la propria città. E forse per bloccare la corruzione bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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