Roma - No, proprio quel Narducci, proprio lui in giunta. Questa storia a Giorgio Napolitano non piace per niente. Giuseppe Narducci, magistrato fino a ieri, pm di Calciopoli, grande accusatore del coordinatore del Pdl della Campania, Nicola Cosentino. E adesso Luigi De Magistris lo fa entrare nella sua squadra come assessore alla trasparenza e alla sicurezza. No, il capo dello Stato non gradisce e, durante una visita a Napoli, lo fa capire chiaramente: «Il Consiglio superiore ha sollevato la questione, è il legislatore che è in ritardo». Che fine ha fatto l’incompatibilità tra i magistrati e le cariche politiche? Questo di Narducci, che ha indagato sui rivali del sindaco che poi lo ha nominato, sarebbe un bel caso da manuale. Peccato che manchi una legge che blocchi certi passaggi di campo: dal Parlamento finora solo tante parole, ripete Napolitano, «il legislatore è in ritardo».
Agli occhi del Colle, De Magistris parte dunque con il piede sbagliato. Eppure da quando è sindaco, l’ex pm sta facendo un gran lavoro di pubbliche relazione per ricucire i rapporti con un presidente che solo pochi mesi prima aveva pubblicamente accusato di parzialità filo-berlusconiana: «Non sta facendo nulla per difendere la Carta e che non ha avuto problemi a promulgare leggi incostituzionali, come la vergogna del lodo Alfano». A lui infatti 15 giorni fa la prima telefonata dopo la vittoria, a lui il primo omaggio da sindaco. Gelida la risposta di Napolitano: «Tanti auguri, ne ha bisogno, il suo sarà un lavoro difficilissimo».
A Napoli il capo dello Stato incontra gli imprenditori, visita l’ospedale pediatrico, vede De Magistris, che gli racconta «dell’entusiamo popolare» che ha circondato la sua ascesa a Palazzo San Giacomo. Napolitano ascolta e stavolta concede qualcosa: «C’è piena consapevolezza della gravità della situazione della città, per tanti aspetti, ma c’è anche una notevole carica di ottimismo per il suo futuro. E se c’è speranza a Napoli, c’è speranza per tutta l’Italia. Ritengo che ciò che abbiamo visto dà ragione serie per ritenere che ci siano punti di forza su cui costruire per garantire uno sviluppo nuovo a Napoli».
Speranze, appunto. Quanto poi a riuscire a risolvere i problemi, quella è un’altra cosa. Uno sui tutti, la munnezza. «Quella dei rifiuti - spiega il capo dello Stato - è una delle tante terribili questioni che pesano sull’immagine, e non solo sull’immagine, della città. Fino a quando non si risolve l’emergenza spazzatura, si possono fare pure delle cose positive, ma tutto il buono viene sommerso». Sommerso dalla valanga di sacchetti grigi, di scatoloni, di vecchi frigoriferi, di sedie sfondate, ortaggi, plastiche, ferri arrugginiti.
Quindi, bando alle chiacchiere e mettetevi a lavorare, questo il succo del messaggio presidenziale. «Io ricordo, anche in anni non vicinissimi, di essere stato molto preciso su queste questioni. Bisogna realizzare i problemi che si trascinano in modo inconcludente da troppo tempo. Se ne è discusso anche oggi nell’assemblea con gli imprenditori. Progetto Bagnoli, progetto Napoli est... basta con l’inconcludenza». Ma il cuore della faccenda resta sempre la munnezza, «una piaga che da sola compromette tutto il resto».
Luigi De Magistris promette il massimo impegno. «Ho avuto con il presidente un incontro molto intenso dal punta di vista istituzionale e umano. Napoli deve ripartire, gli ho detto, e lui è d’accordo.
Lo informerò passo passo di tutte le cose che farò e che faremo per questa grandissima città». Il capo dello Stato prende nota e lo aspetta al varco. «Ho riscontrato da parte del sindaco una volontà ad impegnarsi per risolvere il problema della spazzatura. Occorre rimuoverla».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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