Evade l’Iva per oltre 460mila euro, scattano i sequestri a Nola, in provincia di Napoli. Finisce invischiato nell’indagine un commercialista del posto, a carico del quale è stato emesso un decreto di sequestro per la somma richiesta dal Fisco.
Il provvedimento è stato assunto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale nolano nei confronti di un professionista locale che è accusato di aver evaso l’imposta sul valore aggiunto per un ammontare pari alla cifra di 465.747 euro. Le indagini dei militari della Guardia di Finanza del gruppo di Nola hanno permesso di scoperchiare la presunta evasione dell'Iva e i metodi che l’indagato avrebbe utilizzato per sottrarre risorse al Fisco. In particolare, il commercialista è accusato di aver presentato dichiarazioni infedeli per l'imposta negli anni relativi al periodo che intercorre tra il 2014 e il 2016. Avrebbe esposto in dichiarazione costi giudicati inesistenti dagli inquirenti per un ammontare pari alla somma iscritta nel decreto emesso nei giorni scorsi dal gip ed eseguito proprio dai finanzieri nolani. Una cifra di tutto rispetto che supera l’ammontare di 460mila euro.
I militari della Guardia di Finanza, a fronte del provvedimento assunto dai magistrati, si sono impegnati negli accertamenti patrimoniali e finanzieri specifici sul conto del professionista. Sono riusciti così a individuare beni e disponibilità economiche, riconducibili allo stesso professionista che risulta indagato per l’ipotesi di reato di dichiarazione infedele. Nello specifico, i finanzieri hanno posto i sigilli a beni mobili e immobili, tra cui alcuni terreni, hanno disposto quindi il sequestro di quote societarie e di denaro rintracciato sui conti correnti. Sotto sequestro, dunque, sono finiti soldi e beni per un valore che ha raggiunto la cifra pretesa dall’Erario per la presunta evasione.
Si tratta dell’ennesima operazione che si registra nel Napoletano e in tutta la Campania sul fronte dell’evasione o dell’elusione degli obblighi fiscali. Solo qualche settimana fa un analogo decreto fu emesso a carico di un imprenditore di Torre del Greco, in provincia di Napoli. L’esecuzione del provvedimento giudiziario, in quel caso, fece emergere, nella disponibilità dell’uomo, il possesso di alcune anfore antiche. Beni archeologici sottratti alla proprietà privata che, se fossero stati immessi nei canali sommersi del mercato illegale delle antichità, avrebbero potuto fruttare svariate decine di migliaia di euro.
Le anfore, dopo il loro ritrovamento, sono state consegnate al Parco Archeologico di Pompei e, ora, saranno offerte agli occhi e allo stupore dei tanti turisti che ogni giorno affollano il sito culturale alle falde del Vesuvio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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