Sono passati 8 anni dalla pubblicazione del primo volume de ‘L’Amica Geniale’ e 5 mesi dalla messa in onda dell’omonima serie televisiva di successo, ma lo stato di abbandono in cui versa il rione dove è ambientata la storia di Lila e Lenù non è cambiato. Da quando i romanzi di Elena Ferrante sono diventati un fenomeno letterario, hanno iniziato ad accorrere i turisti in quel quadrilatero di palazzoni popolari che si delinea nel quartiere Poggioreale. Ma il degrado, i disagi arrecati dall’incuria, la prostituzione su strada a tutte le ore del giorno, i problemi con il parcheggio selvaggio, la carenza di centri di aggregazione per ragazzi, dicono che poco si sta facendo per risollevare il rione Luzzatti. All’ombra dei grattacieli del Centro direzionale di Napoli, tra diversi siti industriali dismessi, in una zona della periferia orientale di Napoli dove nell’ultimo decennio le uniche attività economiche che hanno trovato sviluppo sono quelle commerciali dei cinesi, poco si sta facendo per sfruttare quest’occasione di notorietà.
Turismo letterario, ma mancano le strutture
“Stanno venendo molti turisti, anche stranieri. Ma qui non c’è nulla, questo è un quartiere dormitorio. Molti negozi nel tempo hanno chiuso, siamo rimasti in pochi. Forse perché questa non è una zona molto frequentata. Io, per esempio, lavoro perché questa è una via di passaggio”. A raccontarlo è Francesco Parisi, titolare di un bar che si apre sul principale luogo di ritrovo all’aperto per i residenti, piazza Francesco Coppola. Il suo locale si trova proprio di fronte alla biblioteca comunale a cui la Ferrante si ispira nei suoi racconti, quella fondata negli anni Quaranta dal professor Agostino Collina. Sulle pareti esterne figura un’opera di street art con volti e sagome dei personaggi della serie televisiva tratta da ‘L’Amica Geniale’. Di fianco si tiene in piedi ciò che resta di un vecchio cinema diroccato, il Rivoli, su cui la Regione Campania ha deciso di investire due milioni di euro per realizzare un poliambulatorio e un centro sociale, lo annunciò a gennaio scorso il presidente Vincenzo De Luca. Ad oggi i lavori non sono ancora cominciati. Ci vorrà ancora tempo per la nascita di quello che, almeno nelle intenzioni, è destinato a diventare anche un luogo di aggregazione per i ragazzi del quartiere, giovani che per ora hanno come spazio comune a disposizione solo l’oratorio della chiesa. Ci vanno dopo la scuola e per raggiungerlo devo fare lo slalom tra gli escrementi di animali che tappezzano lo spiazzale Luigi Landolfi antistante l’ingresso. Nel rione Luzzatti, a parte la chiesa, la scuola e la biblioteca comunale, non esiste più nulla per i ragazzi. C’è piazza Francesco Coppola, con la sua piccola area giochi e un campetto da calcio, ma ad animarla sono soprattutto pensionati. Qualche anziano rimpiange i tempi andati: “Prima si stava meglio. Oggi non si può camminare nemmeno più. È venuta parecchia gente da fuori. È meglio che uno si fa i fatti suoi e vive tranquillo. Qua basta che si parla un po’ e ti fanno uno sfregio vicino alle macchine”.
Aree comunali nel degrado e parcheggio selvaggio
I palazzi sbiaditi del rione furono realizzati nel primo Dopoguerra, in una zona un tempo paludosa. All’orizzonte svettano da un ventennio i grattacieli del vicino Centro direzionale di Napoli, cittadella nata per accogliere gli uffici delle aziende e generatrice di un flusso di lavoratori che crea non pochi fastidi ai residenti del rione. “Vengono a parcheggiare qui per non sostare nei parcheggi a pagamento. Questo crea disagi ai residenti, ma anche ai mezzi di soccorso, talvolta bloccati dalle auto in sosta su entrambi i lati di strade già strette”, ha affermato Antonio Cardone, imprenditore e referente del comitato civico Luzzatti-Ascarelli. “Il comitato è nato dopo tantissime segnalazioni dei cittadini”, ha raccontato. L’organizzazione si è resa promotrice di una manifestazione che si è svolta il 30 marzo scorso per protestare pacificamente contro il degrado in cui versa la zona e per invocare la riqualificazione dell’ex area Nato e dell’ex mercato ortofrutticolo, che da più di un decennio sono in attesa di essere rimesse a nuovo. “Vengono abbandonate e ci tengono ostaggio di un contratto tra il Comune di Napoli e Agorà 6, che prevedeva la loro riqualificazione e l’ampliamento del Centro direzionale”, ha affermato Cardone. Nel 2007 il Comune di Napoli firmò una convenzione con la società Agorà 6, che in questi anni avrebbe dovuto riqualificare con un project financing i due siti dismessi, che si estendono su una superficie molto vasta. Al loro posto dovrebbero sorgere un parco pubblico, alloggi, posti auto, una scuola, dovrebbero poi essere migliorata la viabilità ed essere rinnovati degli impianti sportivi. Sono trascorsi 11 anni e, finora, niente di tutto questo può toccarsi con mano. Quelle aree continuano a rappresentare solo riparo per disperati, che hanno trovato casa tra mucchi di rifiuti speciali abbandonati e una fitta vegetazione spontanea. Il Comune di Napoli per svincolarsi da Agorà 6 dovrebbe versare una clausola da diversi milioni di euro. “Se siete ostaggio di questo contratto, visto che non lo potete risolvere, nel frattempo cominciate a mettere in sicurezza le aree, per le famiglie che vivono qui”, è l’appello di Cardone, che inoltre propone: “Se non riuscite a trovare soluzioni, si forma un gruppo di imprenditori, di associazioni, per rinnovare queste aree e riconsegnarle ai cittadini”. Ma, per ora, la riqualificazione resta al palo.
L’area ex Nato ricettacolo di rifiuti e riparo per senzatetto
Viene usata come discarica di rifiuti di ogni genere lo spazio ex Nato dove, nel mezzo dell’erba alta e tra ciò che resta di roghi tossici, si sono insediate decine di stranieri senza fissa dimora. Un algerino ci vive da 3 anni e dice che sono in 35-40 accampati in quel posto, in baracche create a ridosso di un centro sportivo abbandonato. Racconta di essere uno di quegli ambulanti che vendono oggetti recuperati tra i rifiuti nei mercatini abusivi che vengono allestiti tra Porta Nolana e Piazza Garibaldi. “Vivo qui perché non ho altre possibilità. Sono 7 anni che sono in Italia e non ho mai trovato un lavoro, anche perché non ho i documenti”. Ci invita a non andare oltre con la nostra visita, perché gli altri occupanti potrebbero non gradire la nostra presenza. I loro tuguri li hanno messi in piedi a ridosso di centro sportivo abbandonato, con campi di calcetto, da tennis e una piscina logorati dall’abbandono. Lungo i sentieri creati dal loro passaggio nel mezzo del verde incolto, ci sono tracce di roghi che hanno bruciato rifiuti scaricati in più punti di quel luogo, in cui si può accedere liberamente.
Centinaia di rom nell’ex mercato ortofrutticolo
Rifiuti abbondano anche nell’ex mercato ortofrutticolo, dove vivono da quasi due anni pressappoco 200 famiglie di etnia rom. Sono circa 600 le persone che popolano abusivamente quell’area dismessa. Il dato ce lo rivela uno degli occupanti. L’uomo, impalato davanti a un cancello d’ingresso, in via Gianturco, riferisce poi che a fornirgli l’acqua è il Comune di Napoli. Non ci permette di entrare, ma scrutare dell’esterno è sufficiente a constatare le condizioni igienico-sanitarie pessime di quel luogo, diventato dimora anche per minori, dove non è garantita alcuna sicurezza. Spazzatura è sparsa ovunque e un padiglione fatiscente, dove in molti hanno trovato un tetto sotto il quale dormire, se ne cade a pezzi.
I disagi causati dall’abbandono
Per qualche residente lo stato in cui versano quel posto e l’area ex Nato sono causa dell’invasione di topi, blatte e insetti con cui devono combattere. “Molti cittadini hanno svolto a spese loro la deblattizzazione. Sono 3 anni che non si fa. L’anno scorso grazie al presidente della municipalità, Perrella, è stata fatta una disinfestazione di quelle innovative, a gas, ma in ritardo. Quest’anno si doveva fare a febbraio, ma il Comune non l’ha prevista, e molti cittadini che abitano al piano terra hanno provveduto a spese loro. Il costo è di 100 euro circa per stabile”.
Sversamento illecito dei rifiuti e disservizi
Lo sversamento incontrastato di rifiuti, e i roghi nocivi che ne conseguono, sono l’altro grande problema che devono subire gli abitanti del rione. Tra i palazzi non è raro individuare rifiuti pericolosi abbandonati, come l’amianto. Una selva, ricettacolo di scarti, è diventata una strada che costeggia l’ex mercato ortofrutticolo: “È chiusa da 5 o 6 anni, da quando è stata riqualificata, perché ci è stato segnalato che sotto ci sono rifiuti tossici”, ha affermato Cardone. “Io sono invalida – racconta una donna – Qui abbiamo disagi per tutto. Devo restare chiusa in casa, per il traffico, per la puzza degli escrementi dei cani. Poi qua ci sono i rom e rubano di tutto”. La scarsa illuminazione incentiva in alcuni punti del rione lo svolgimento indisturbato di attività criminose, il viavai di tossicodipendenti e la prostituzione sulla pubblica via, anche a ridosso dei palazzi abitati. Circa un anno fa un ragazzo fu stato trovato morto in auto, deceduto dopo l’ultima dose di droga consumata. Di quel tragico episodio resta oggi un’edicola votiva fai-da-te nello spiazzale di via Beneduce, vicino a due contenitori della raccolta differenziata straripanti di rifiuti, in uno spiazzale dove la luce, di notte, non è ancora tornata. “L’anno scorso mi hanno mandato la polizia perché io avevo recintato lo spiazzale, per non far venire le coppiette. I rifiuti nei cassonetti non li vengono a raccogliere da mesi. Ho fatto diversi reclami al presidente della municipalità Perrella”, dice un disoccupato che, stanco anche dell’incuria degli spazi verdi, ha deciso di prendersene cura in alcuni punti, sfoltendo l’erba e piantando piccoli arbusti.
Prostituzione a tutte le ore a ridosso delle abitazioni
Fiorente nel rione Luzzatti è l’attività di meretricio su strada. A tutte le ore del giorno prostitute, alcune molto giovani, offrono il proprio corpo sotto lo sguardo dei residenti. È bastato accorciare le distanze con una ragazza, apparentemente slava, per rischiare l’aggressione. Un uomo è sopraggiunto a piedi e ha iniziato ad inveire violentemente, fino a quando non siamo andati via. La sorvegliava a vista d’occhio, e così ha continuato a fare, alla luce del sole, seguendola a distanza sotto i balconi dei palazzi del rione.
Dopo il successo de l’Amica Geniale, per il rione solo l’iniziativa di due scrittori
Dal successo de L’Amica Geniale è cambiato ben poco nel quartiere. Per far conoscere i luoghi dove Elena Ferrante ha intrecciato le vite di Lila e Lenù, due scrittori, Francesco Russo e Marco Pagano, organizzano tour gratuiti. Si tratta dell’unica iniziativa messa in piedi per il rione e che riesce a portare turisti in un’area da sempre lasciata ai margini. “Dopo L’amica Geniale anche le persone del posto sono cambiate, oggi capiscono l’importanza di comportarsi civilmente per il rione. L’Amica Geniale per noi è stata una luce nel tunnel – ha dichiarato Cardone, del comitato Luzzatti - ha portato un’attenzione mondiale in questo quartiere. Abbiamo due professionisti che, con il supporto del presidente della municipalità Perrella, si occupano di organizzare dei tour gratuiti per cittadini e turisti”. Ma ciò non basta per cambiare le sorti del luogo. Servono attenzione, impegno e, soprattutto, investimenti. “La protesta più grande – ha raccontato Cardone - è nata quando abbiamo scoperto che il Comune di Napoli, pur non avendo fondi, ha trovato 10 milioni di euro con i Pon europei per riqualificare piazza Vittoria e il lungomare. I cittadini sono insorti.
Trovano 13 milioni e non i soldi per pagare la clausola ad Agorà 6?”. I residenti da anni invocano strutture, centri culturali, sicurezza, decoro, mezzi pubblici funzionanti, e ora che L’Amica Geniale ha aperto una strada per il riscatto del rione vorrebbero percorrerla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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