Ne hanno di fantasia a «Repubblica» Forse anche troppa

Egr. dott. Granzotto, credo abbia letto su Repubblica il reportage «Tra topi e montagne di monnezza» dove vengono descritte le nefandezze e gli insulti a una decina di personaggi politici. Se nessuno di questi non fa nulla contro il sig. Alberto Statera devo ritenere verità quanto descritto?

Ma cosa vuole che facciano, caro Fossati? La Repubblica è una tale fabbrica di balle che a volerle stare appresso contestandogliele una a una non resterebbe il tempo per fare altro. Sa come dice il proverbio, no? A lavare la testa all’asino si perde acqua e sapone. Quel reportage virtuale su Casal di Principi (diventato per i repubblicones e i savianones l’ombelico del mondo giornalistico), attraversato da falangi di sorci e soffocato da montagne - proprio così, montagne. Alte come l’Everest? - di «munnezza» è solo il penultimo saggio dell’inesauribile fantasia e costituzionale mendacia del quotidiano di Largo Fochetti. L’ultimo è riassunto nel titolo: «Gli studenti fermano la riforma». Quei quattro gatti. Sui tetti. Roba da matti. E l’editoriale di Ezio Mauro titolato, niente meno, «Il ritorno dei cittadini»? I cittadini che «tornano» sarebbero quelli delle «proteste per i rifiuti che infiammano il Sud» e quelli che «entrano nel Colosseo». Davvero? Lo capisce anche un bambino che le proteste, i roghi dei cassonetti, i blocchi stradali e gli assalti ai camion della nettezza urbana non sono contro, ma a favore dei rifiuti. Puteolente schifezza che i rientranti cittadini non vuole smaltita, ma che resti lì, sui marciapiedi, così che si possa dire che Berlusconi non sa far fronte alle emergenze. L’altra schiera dei cittadini rientranti sarebbero gli studenti in corteo o in arrampicata. E quelli, come possono rientrare se non sono mai usciti dalle sceneggiate tardo sessantottine? Quando mai rinunciarono a «far casino», per usare la loro terminologia?
Ma lo sa, caro Fossati, che della chiave giornalistica dei repubblicones - raccontar balle - si conosce anche l’icona? Ha un nome altisonante: Marco Lupis Macedonio Palermo di Santa Margherita. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti con tessera n. 076782 - sono dati forniti dal Marco Lupis eccetera eccetera in persona - «negli oltre 700 tra suoi reportage e articoli, ha descritto i mutamenti della società di Fine Novecento, con particolare riferimento allo scacchiere asiatico e all’America latina». E per chi scriveva sui mutamenti epocali Marco Lupis eccetera eccetera? Per la Repubblica. Bene, un bel dì volle dar conto al lettore di un tête-à-tête con due militanti del Falung Gong (la disciplina fisico-spirituale dichiarata dalle autorità cinesi una minaccia alla stabilità sociale del Paese), unici sopravvissuti del gruppo che si diede fuoco sulla piazza Tien-An-Men e detenuti fra mille angustie in un supercarcere cinese. Un successone e motivo di orgoglio per l’intero schieramento di Largo Fochetti. Malauguratamente per loro, Christian Rocca (ex Foglio, ora Il Sole 24 Ore) volle vederci chiaro in quel sensazionale scoop. Mettendoci niente a scoprire che era stato fatto il nome di una città per un’altra, che il supercarcere era un ospedale, che era falso il nome di uno dei due così detti prigionieri, falso il sesso del secondo, falso che fossero militanti del Falung Gong. Falso tutto. Dalla prima all’ultima riga.


Paolo Granzotto

Ps: a proposito di balle, ora che cade la prima neve vorrei ricordarle - lo so, è un mio chiodo fisso - che per i repubblicones di qui al 2022 la Puglia sarà com-ple-ta-men-te desertificata causa riscaldamento globale. Fra undici anni esatti, solo sabbia e cammelli.

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