Nomina sunt omina. I nomi hanno in se stessi il loro destino. A pensarla così erano gli antichi romani. Non sappiamo se la vedano alla stessa maniera i francesi contemporanei, che devono confrontarsi con l'esistenza di una tendenza sintetizzabile per il tramite di una percentuale: 21,6%. Quasi un quarto delle persone nate Oltralpe, stando ai numeri relativi al 2018, ha un nome che si rifà alla religione o alla cultura musulmana.
L'assunto è tratto da un'analisi di fdesouche.com, che ha tirato delle conclusioni, partendo da dati ufficiali INSEE. Uno dei punti più rimarchevoli è quello che racconta come l'ascesa nominale, che di sicuro attiene al piano culturale, ma che magari può dire qualcosa anche in termini religiosi, possa essere raccontata da quasi un ventennio: uno 0,7% in più accompagna queste particolari statistiche sin dal 2000. Non è notizia d'oggi, insomma. Anzi, per quest'anno varrebbe la pena sottolineare una leggera flessione al ribasso, pari allo 0.3%, ma siamo sempre lì: dalle parti di quella che viene chiamata "islamizzazione" del Vecchio continente.
Sarebbe facile richiamare la "Sottomissione" di Michell Houellebecq o gli allarmi lanciati da teorici, più o meno noti, sullo "scontro di civiltà". A stupire, in questa circostanza, ci pensa la propensione alla continuità dell'incremento. Il 1968 dista ormai cinquantuno anni. Quelli che sono bastati affinché i nomi di radice islamica, nella Ille de France, passassero dal rappresentare il 3,2% a costituire il 30,6%.
Ricordiamo di come si stia parlando di persone che sono state registrate nelle anagrafi francesi. Vale la pena rimarcare come queste determinazioni possano essere rapportate con crisi demografica d'Europa.
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