Sornione, simpatico ma, soprattutto, gentile. È lui, George Clooney il più amato dai portieri dei grandi alberghi italiani. Basta scorrere il libro di Nicolò de Rienzo Grand Hotel Italia (Add editore) per trovare delle eloquenti testimonianze, in questo senso, e per scoprire anche mille altri lati di tanti personaggi popolarissimi.
Ascoltiamo le impressioni di Angelo Cipollina, portiere all'Excelsior Palace Hotel di Genova: «Una sera calda di inizio agosto verso le dieci sentimmo un rumore di moto sul piazzale. Non avendo prenotazioni fissammo la porta girevole. Apparve George Clooney, con un sorriso mariuolo, seguito da un gruppo di amici. Li sistemammo in albergo e dopo un po' ricomparve per chiedere un consiglio su dove mangiare. Immaginando desiderasse privacy gli suggerii uno dei posti più belli della nostra costa, proprio sotto l'abbazia di Cervara. Era tardi chiamai subito e mi risposero che lo chef era già andato via. Sussurrai il nome dell'ospite e in quattro e quattrotto lo chef si materializzò in cucina. Clooney, sorprendendomi, mi chiese se avessi piacere di accompagnarlo e io accettai. Mangiammo molto bene. A cena mi domandò nuovamente di unirmi a loro. Ho conosciuto una persona squisita. Mi raccontò che ogni anno si concedeva una zingarata in motocicletta con un gruppo di amici, tra cui registi ed attori». Ancora Clooney dipinto da Giorgio Chiesa, concierge di tanti Grand Hotel: «La sua guardia del corpo è un caro amico e quando l'attore ha comprato casa sul lago me lo ha presentato dicendogli che qualunque cosa avesse avuto bisogno io sarei stato per lui un punto di riferimento. Anche se non compaio da nessuna parte, le location sul lago di Como di Ocean's Twelve le ho scelte io per lui. Tanto è vero che mi ha invitato alla prima del film a Roma e alla cena successiva con Brad Pitt, Catherine Zeta Jones e Julia Roberts che all'epoca era incinta».
Poi c'è l'affabile e generoso Totò, descritto da Luciano Langella dell'Excelsior partenopeo: «Quando arrivava a Napoli lo sapeva tutto il Rione Sanità. All'inizio non capivamo quel pellegrinaggio all'hotel. Ma un giorno mi chiamò: "Guagliò, vammi a prendere un pacchetto di Mercedes". Presi le sue diecimila lire e, come accadeva allora negli alberghi di lusso, portai il pacchetto di sigarette su un plateau d'argento assieme ai fiammiferi dell'albergo e le 9.600 lire di resto. Lui prese le sigarette e i fiammiferi e vedendomi lì, impalato, mi disse: "Sono per te!" All'epoca guadagnavo 22mila lire al mese. Da quel momento pregai di dover portare altri cento pacchetti di sigarette, ma sfortunatamente, molti altri attori che ebbi il piacere di conoscere si rivelarono ben più tirchi». Nei ricordi delle «chiavi d'oro» c'è anche un inedito Gianni Agnelli raccontato da Pino Buso: «Il 4 dicembre del 1970, tre giorni dopo il mio insediamento a Le Grand Hotel di Roma mi si avvicinò e disse: "L'aspetto a casa mia per domani alle 12, desidero che da domani lei sia per me come il segretario che l'ha preceduta. So che lei non parlerà mai e non scriverà mai", disse». E ancora: «Nel 1990 apriva la Foresteria Fiat, bisognava avere cura di ospiti eccellenti come capi di Stato, ambasciatori, diplomatici. "Non mi può dire di no", mi disse Agnelli. Andai a Torino, stanze grandissime, sale da pranzo meravigliose. Non potei che accettare: mi garantivano un proseguimento di carriera anche finanziario e una pensione da manager».
Portieri anche come confidenti e «confessori». Tommaso Masci dell'Excelsior di Roma: «Walter Chiari era un altro grande attore che spesso veniva da noi.
Una sera mi disse: "Caro Masci riesco a mettere insieme tremila persone in una sera e non riesco a mettere d'accordo me, mia moglie e mio figlio". Facendo questo lavoro si capisce una cosa: spesso le persone famose hanno bisogno di parlare, di recuperare una dimensione umana».
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