Ogni cittadino sborsa 23 euro per stipendiare i politici locali

Dalle Regioni agli enti parco, gli amministratori ricevono indennità annuali per quasi 1,5 miliardi. E nei primi otto mesi del 2015 già pagati 675 milioni

Ogni cittadino sborsa 23 euro per stipendiare i politici locali

Anni di dibattiti sui privilegi, la casta, gli sprechi, le comunità montane sul mare, le autoblu per l'ultimo portaborse, gli incollati alle poltrone, i trombati riciclati nelle partecipate (spesso con più amministratori che dipendenti), gli enti inutili, i troppi stipendiati della politica. E di altrettante promesse di tagli, accorpamenti, sacrifici da francescani. Ma l'ammontare dei costi di funzionamento (leggi: compensi, benefit, spese di rappresentanza, rimborsi, viaggi e hotel) resta una montagna enorme: 1,4 miliardi l'anno, pari a 23 euro a testa di «tassa» per mantenere i politici locali. Certo, negli ultimi cinque anni, dopo mille scandali, la spesa complessiva è diminuita (nel 2009 era di 1,8 miliardi), ma il valore resta tra i più elevati in Europa, e si compone di una grande varietà regionali con alcuni casi record. I calcoli li ha fatti l'Istituto Demoskopika elaborando i dati di Siope, il sistema di rilevazione informatica del Tesoro su pagamenti e spese della pubblica amministrazione (il titolo della ricerca è Nota scientifica sulla mappatura dei costi della politica nelle regioni italiane).

Non si prendono in considerazione solo le Regioni ma anche i dati delle tesorerie di Comuni, Province, Comunità montane e Enti parco. Dicevamo della varietà di perfomance. Nei primi otto mesi del 2015, dalle tesorerie sono già usciti 675,1 milioni di euro: 369,6 milioni per il funzionamento degli organi istituzionali delle Regioni, 300 milioni di euro per i rappresentanti comunali, poco meno di 9 milioni di euro per gli amministratori provinciali, e poi gli altri. Se si prende come parametro il costo della politica locale per abitante, in cima alla classifica schizzano Valle d'Aosta (143 euro a persona) e Trentino Alto Adige (63 euro), mentre la più virtuosa è la Lombardia con 12,9 euro a testa. Del caso Valle d'Aosta si era occupato Panorama in un'inchiesta, documentandone i numeri monstre: 35 consiglieri per soli 127mila abitanti, un consigliere regionale ogni 3mila abitanti circa, record di auto blu a disposizione della Regione: 154 per una giunta di solo 8 membri, 125 mila euro sono stati spesi nel 2011 per pagare i pedaggi autostradali dei consiglieri. Dopo Valle d'Aosta e Trentino arrivano altre sei «pecore nere»: «Complessivamente in queste sei aree sono stati spesi ben 470 milioni di euro per il funzionamento degli organi di governo di Regioni, Province, Comuni, Comunità montane ed Enti parco - si legge nel rapporto -. Il Molise con una spesa di 16,8 milioni di euro (53,5 euro pro capite), Basilicata con 29,4 milioni di euro (50,8 euro), Sardegna80,7 milioni di euro (48,5 euro pro capite), e poi la Calabria che nel 2014 ha generato costi per la rappresentanza locale pari a 92,3 milioni di euro (46,6 euro pro capite), la Sicilia con 207,1 milioni di euro e l'Umbria con una spesa pari a 32,1 milioni di euro».

Consiglieri, sindaci, presidenti e amministratori vari. Un esercito che, ha calcolato la Corte dei conti, conta 143mila persone circa tra Regioni, Comuni e Province italiane. Senza contare, dunque, quelli di Comunità montane e Enti parco. Questi ultimi, segnala ancora la ricerca di Demoskopika, sono gli unici enti che sono riusciti ad aumentare i costi di funzionamento, più 6,7%. Gli altri si sono dovuti arrendere alla marea di esasperazione, e ridurre un po' le pretese.

Ma chi ha tagliato di più in termini percentuali non sono le Regioni, i maggiori centri di spesa e di sprechi tra tutti gli enti locali, bensì le Comunità montane (-63%) e le Province (-46%), mentre a livello regionale la riduzione di costi politici, in un quinquennio, è stato del 19%. Non abbastanza per portarci ad una media europea. Basti pensare che in Francia la spesa per la politica locale è di 300 milioni l'anno, un quinto della nostra.

Scrive Pietro Monsurrò in un focus dell'Istituto Bruno Leoni: «Con l'eccezione di paesi di piccoli dimensioni o con basso reddito pro capite, l'Italia spende per il suo apparato politico la più alta frazione di Pil, quasi un punto in più rispetto a Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna». Che però, certo, non hanno il peso politico della Valle d'Aosta.

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