Claudio Fontanini
Secondo spettacolo della rassegna dellAmbra Jovinelli dedicata a Pier Paolo Pasolini a trentanni dalla sua tragica scomparsa, La ricotta è una magnifica lettura spettacolarizzata della sceneggiatura dellomonima pellicola del 1963 diretta dal regista friulano. Accompagnato in scena da un tappeto musicale di Adelchi Battista che commenta e arricchisce i tratti salienti della lettura, un intenso Antonello Fassari interpreta con commovente partecipazione emotiva il racconto, lepisodio più bello del film collettivo Ro.Go.Pag. che causò il sequestro dalle sale con laccusa di vilipendio alla religione di Stato (con Pasolini costretto a modificare alcune battute per la riedizione).
Siamo sul set cinematografico di un film sulla Passione di Cristo e Stracci - il protagonista sottoproletario nei panni del ladrone buono - fra una pausa e laltra della lavorazione, cerca di trovare di che sfamarsi dopo aver offerto alla moglie e ai sette figli il suo cestino. Ecco così i tentativi, drammatici e ridicoli al tempo stesso, di procurarsi altro cibo mentre si muovono sullo sfondo i personaggi tipici del grande carrozzone cinematografico (un regista assorto nei suoi sublimi pensieri, un giornalista - marionetta che fa domande senza capire le risposte, un produttore in visita e un improvviso spogliarello della Maddalena).
È unumanità dolente e trasognata quella che Fassari ci fa vivere nei 40 minuti dello spettacolo tra mostruosi uomini massa e accelerate alla Ridolini, primi passi nel dopostoria e rapporti con lAssoluto. Sacro e profano si mischiano allora in una sorta di Giudizio Universale trasfigurato che si fa paradigma di una realtà invisibile eppure concreta, incarnata da Stracci che muore sulla croce dopo lindigestione di ricotta. Con la voce di Pasolini che echeggia in sala («Non è difficile prevedere per questo mio racconto dei giudizi interessati, ambigui, scandalizzati. Ebbene io voglio qui dichiarare che comunque si prenda La ricotta, la storia della Passione che indirettamente rievoca è per me la più grande che sia mai accaduta, e i testi che la raccontano i più sublimi che siano mai stati scritti») a dar anima e vita alla rappresentazione di un «vinto» tra estremi detà sepolte che si toccano e si riconoscono.
Al Piccolo Jovinelli fino al 20 novembre.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.