Miriam è nata morta. La gravidanza della mamma, di 22 anni, era arrivata alla quarantaduesima settimana. E niente lasciava presagire la tragedia. Ora mamma e papà, sconvolti da quello che è accaduto sabato 14 all'ospedale di Corleone in provincia di Palermo, vogliono vederci chiaro: "Perché nostra figlia non è stata fatta nascere prima, con un parto cesareo, visto che la gravidanza era giunta abbondantemente a termine? È stato questo ritardo ad esserle fatale? Si poteva salvarla?". Queste sono le domande che si fanno i genitori e adesso anche la procura di Termini Imerese della provincia di Palermo dopo la morte della piccola, secondo le prime informazioni, perfettamente sana e formata.
La mamma, lo scorso 14 dicembre, si era recata presso il nosocomio palermitano per i controlli di routine. La gestazione era ormai giunta al termine. E i medici volevano tenere sotto controllo la donna. Nel penultimo, secondo quanto riferiscono i genitori agli inquirenti, uno dei medici che abitualmente visitava la puerpera aveva tranquillizzato i genitori, asserendo che tutto procedeva bene e che non c’era alcun motivo di preoccuparsi. E del resto la mamma non accusava alcun disturbo particolare. La mattina di sabato, all’ennesima visita, dopo aver controllato la dilatazione uterina, i dottori hanno finalmente annunciato alla coppia che nella stessa serata o, al massimo, lunedì 16 dicembre la ventiduenne sarebbe stata ricoverata per indurle il parto, nel caso in cui non si fosse verificato spontaneamente. Ma è stato qui, durante l’esecuzione del tracciato cardiotocografico, che i sanitari si sono accorti che il feto non presentava più i battiti cardiaci. L’ecografia purtroppo ha confermato il tragico esito. La piccola, per la quale i genitori avevano scelto il nome Miriam, era deceduta: morte endouterina fetale.
La giovane è stata ricoverata e le è stato indotto il parto: Miriam è venuta al mondo, ma senza vita. E fuori dalla sala operatoria il papà ha trovato i carabinieri di Corleone, chiamati dal personale interno allo stesso reparto. I militari, che poi hanno sequestrato tutta la documentazione clinica, hanno invitato il padre a sporgere formale denuncia-querela. I genitori sono assistiti da Studio3A-Valore.
Ora la procura di Termini Imerese con il pubblico ministero Annadomenica Gallucci, ha aperto un procedimento penale per il reato di aborto colposo con relative iscrizioni nel registro degli indagati, ma i nominativi dei sanitari sotto inchiesta però non sono stati ancora comunicati alle parti offese. Il magistrato ha quindi disposto l’autopsia sul corpicino del feto, nominando come propri consulenti tecnici d’ufficio un pool di esperti: Stefania Zerbo, medico legale dell’Istituto di Medicina Legale di Palermo, Emiliano Maresi, anatomo patologo e Antonio Luciano, specialista in ginecologica e ostetricia. L’esame autoptico è stato effettuato ieri presso l’istituto di medicina legale del policlinico di Palermo. I tre consulenti, adesso, avranno tempo 60 giorni di tempo per depositare la loro perizia che dovrà stabilire, tra le altre cose, le cause e l’epoca del decesso, se siano state seguite le linee guida previste nei casi di specie e, soprattutto, se il personale medico abbia tenuto condotte omissive, imprudenti, negligenti, imperite o comunque contrarie alle regole della migliore scienza medica e, nel caso sia accaduto, se queste siano in nesso causale con il decesso.
La procura vuole verificare, in particolare, se la decisione di non procedere con un cesareo nonostante si fosse ormai arrivati alla quarantaduesima settimana di gestazione abbia inciso con la situazione di sofferenza fetale che si è verificata. L’autopsia avrebbe infatti confermato che la bimba era sana e molto grande: il feto pesava quattro chili e mezzo ed è per questo che aveva difficoltà a nascere spontaneamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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