Chissà che cosa avrebbe detto e scritto Panfilo Gentile (L’Aquila, 1889 – Roma, 1971), con la sua penna acuminata, dell’attuale situazione politica.Lui,«Panfilino » ( così lo chiamavano gli amici più cari), non ebbe mai peli sulla lingua. I titoli di alcuni dei suoi libri più famosi, quelli legati all’attualità politica, lo dimostrano: Polemica contro il mio tempo ( 1965), Opinioni sgradevoli (1968), Democrazie mafiose ( 1969). Fu un liberale autentico, uno di quei liberali che consideravano il liberalismo un sistema di pensiero forte. Era convintochel’ordinamentolibera-le, affermatosi nel XIX˚ secolo in tutta Europacomecorrezio-neosuperamentodell’astratti-smodemocraticoerivoluziona-rio, avesseassicuratoalvecchio continente un periodo fra i più splendidi della sua storia. E, in fondo, la nostalgia per il «secolo borghese», e in particolare per la Francia di Luigi Filippo, non gli venne mai meno. Negli ultimi tempi, poco prima della morte, dettò una prefazione al libro di un saggista reazionario francese, Jacques Ploncard d’Assac (1910–2005),che aveva un titolo significativo: Apologia della reazione . Le prime righe del saggio di Panfilo Gentile recitavano: «Ci sono epoche della storia in cui si può andare avanti soltanto tornando indietro. Sono le epoche di decadenza, nelle quali una civiltà che si credeva acquisita si viene disfacendo sotto i nostri occhi costernati». In realtà Gentile non era affatto un reazionario e il suo liberalismo era inossidabile. Socialista da giovanissimo, era stato uno dei firmatari del manifesto crociano degli intellettuali antifascisti, poi uno dei promotori del movimento liberale italiano e una delle firme più pungenti e prestigiose della stampa liberale del secondo dopoguerra. Sulle pagine del settimanale Il Mondo , con lo pseudonimo Averroè, tenne un diario politico che, agli albori dell’Italia democratica e repubblicana, portò avanti una difesa intransigente del libero mercato muovendosi lungo una direttrice speculativa alla quale potevano essere ricondotti studiosi come Friedrich von Hayek. Luigi Einaudi, Wilhelm Roepke. Quando fu chiamato a dirigere il Corriere della Sera all’inizio degli anni Cinquanta, Mario Missiroli lo volle accanto a sé come editorialista politico e dalle colonne del quotidiano milanese - ma anche dalle pagine di altre testate, a cominciare dal mensile Libera Iniziativa diretto da Gino Corigliano - egli portò avanti una battaglia contro la degenerazione partitocraticae clientelare del sistema politico italiano. Un bel saggio di un giovane studioso, Alberto Giordano, dal titolo C ontro il regime. Panfilo Gentile e l’opposizione liberale alla partitocrazia (Rubbettino, pagg. 288, euro 14) analizza questa lunga e coraggiosa battaglia attraverso una puntuale lettura degli scritti di Gentile inquadrati nel contesto dell’evoluzione politico- parlamentare del paese. La dura opposizione che Gentile portò avanti contro l’ipotesi, prima, e la realizzazione, poi, del centrosinistra non era tanto frutto di polemica politica contingente quanto piuttosto l’esito di una profonda riflessione sugli effetti che lo sfaldamento del centrismo finiva per comportare. Dalla fine di queste esperienza politica era derivato, infatti, a suo parere un fenomeno di rafforzamento e predominio degli apparati dei partiti sui partiti stessi, sul parlamento e sulle stesse strutture dello Stato. Si era venuto creando «un regime di mandarinati» che esprimeva quella che Panfilo Gentile non esitava a chiamare «la degenerazione oligarchica della democrazia». A differenza di altri esponenti dell’universo culturale liberale che pure in quegli stessi anni si trovarono insieme a lui a contestare la cosiddetta partitocrazia - da Giuseppe Maranini a Mario Vinciguerra, per fare due soli nomi - , Panfilo Gentile era convinto che la deriva partitocratica del sistema politico non fosse un fenomeno patologico quanto piuttosto un elemento strutturale delle democrazie di massa. In altre parole, il destino di queste, caratterizzate come sono dall’abbandono dei sistemi elettorali uninominali e dalla presenza di partiti rigidamente organizzati e ideologizzati, era proprio quello di portare alla cristallizzazione degli apparati e delle posizioni di potere secondo una logica che egli non esitava a definire «mafiosa ». Il liberalismo ottocentesco di Gentile, intriso di realismo e venato di pessimismo, era il liberalismo élitario del secolo borghese, il liberalismo espresso da quei «notabili» al cui tramonto egli assisteva con rimpianto, perché il loro declino equivaleva, a suo parere, al declino dello stesso liberalismo. I «notabili», infatti, erano liberali perché avevano fatto, o accettato, la rivoluzione risorgimentale e ne avevano difeso e trasmesso i valori. Era un liberalismo aristocratico che non poteva piacere agli «intellettuali di sinistra»: questi si riempivano la bocca di parole come liberalismo e democrazia, ma secondo «Panfilino» erano soltanto «mezzecalzette» o «opportunisti » come dimostrava il fatto che raramente si iscrivevano ai partiti di sinistra e svolgevano la funzione di «ausiliari che entrano in linea in certe occasioni, senza l’uniforme,e sotto l’apparenza di essere dei cittadini indipendenti e imparziali». È comprensibile il fatto che le critiche pungenti, le osservazioni ironiche, le analisi intelligenti di Panfilo Gentile potessero dare fastidio a chi ormai, nella partitocrazia e della partitocrazia, si alimentava. Ed è comprensibile, anche, il fatto che egli avesse finito per trovare spazio e apprezzamenti soprattutto nei giornali di destra. Tuttavia egli continuò a essere un liberale autentico. Come possono testimoniare quanti ebbero occasione di frequentarlo nella bella casa romana, a ridosso di via Veneto, dove lui, «Panfilino», seduto in poltrona vicino alla finestra panoramica, avvolto nella veste da camera e circondato dagli amati cani, deliziava l’interlocutore con una conversazione sprizzante cultura, saggezza e intelligenza.
Panfilo Gentile era diventato, e tale lo percepivano gli amici, una specie di coscienza critica del suo tempo. Peccato che non sia possibile ascoltarne più la voce.Chissà,davvero,che cosa direbbe di quanto sta accadendo!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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