Paul Anka: «A ritmo swing canto gli Oasis e i Nirvana»

L’autore di «Diana» e «Ogni volta» festeggia 45 anni di carriera con «Rock swings», cd in cui rilegge alla sua maniera i gruppi moderni

Antonio Lodetti

da Milano

Non ha risparmiato soldi dal chirurgo estetico Paul Anka; il naso e gli occhi perfetti, il volto tiratissimo, senza l’ombra di una ruga (riporto a parte) lo fanno sembrare molto più giovane dei suoi 64 anni. Del resto, quando diventa una stella del pop adolescenziale con Diana, Paul ha solo 16 anni. Con una sfilza di successi come You are my destiny, Lonely boy, Ogni volta (portata a Sanremo nel ’64)ha venduto milioni di dischi e - insieme a Bobby Darin - ha inventato la figura del cantautore aprendo la strada a personaggi come Paul Simon e Neil Diamond.
Oggi è un entertainer di lusso, stella dei casinò americani (anche se resta memorabile la notte che perse la dentiera durante uno show a Las Vegas) ma, per festeggiare i suoi 45 anni di carriera, ritenta l’avventura sul mercato internazionale pubblicando un cofanetto antologico con tutti i suoi brani famosi ma soprattutto lanciando la sfida ai grandi del rock col nuovo cd dal programmatico titolo Rock swings.
I giovani vanno in testa alle hit parade con i classici del passato? Lui fa il percorso al contrario. Prende pezzi dei Nirvana, dei Rem, degli Oasis, dei Soundgarden e li stravolge con classe dipingendoli con i raffinati colori dello swing. «Ho contribuito al successo di Michael Bublé, che è canadese come me - ricorda - e non potrei mai tradire lo spirito della ballata, però ora ho deciso di cantare i brani preferiti dai miei figli e dai ragazzi della loro età».
Paul Anka ha selezionato più di 200 canzoni prima di entrare negli storici Capitol Tower Studios (dove incidevano Sinatra e King Cole)con una big band e trasformare il rock in musica confidenziale. «Io ho vissuto ed amato il rock, sono stato in tour con Chuck Berry, Eddie Cochran, Jerry Lee Lewis, ma amo la canzone romantica, la melodia. Ogni cantante rock che si rispetti - anche i Rolling Stones con Angie - ha una ballata melodica tra i suoi cavalli di battaglia. Non a caso nel cd ho scelto Tears in heaven di Eric Clapton, un pezzo davvero commovente».
Così espropria Everybody hurts ai Rem, The lovecats ai Cure, Black hole sun ai Soundgarden («la più difficile da riarrangiare»), Wonderwall agli Oasis, Smells like teen spirit ai duri Nirvana (questi ultimi due brani sono i suoi preferiti), Jump ai Van Halen che è già gettonatissima dalle nostre radio. In sintesi il rock duro e puro si rifà il look (un bel look) stemperandosi in un jazz pop a cavallo tra Glenn Miller e Sinatra. «Non esiste il muro contro muro tra i vari generi musicali. Una bella canzone resta sempre una bella canzone, e se tu sei un buon musicista, la puoi rileggere negli stili più diversi». Lo dice uno che ha venduto 15 milioni di dischi in tutto il mondo è scritto canzoni come la versione americana di My way, evergreeen diventato un classico di Sinatra, e grandi successi per Tom Jones, Donny Osmond, Buddy Holly. (Nel ’59, in tournée con Holly, Big Bopper e Ritchie Valens, non salì per un caso sull’aereo che si schiantò uccidendo i tre in quello che viene ricordato «il giorno in cui la musica morì»).
Paul Anka ha superato con nonchalance il logorio del tempo e l’accavallarsi delle mode. Nel ’57, quando i produttori capirono che al rock and roll rozzo e scatenato era in crisi, trovarono un’alternativa credibile nella faccia pulita e negli inni giovanili di Paul e dei nuovi interpreti pop.

Oggi lui prova ancora a rinnovarsi, guardando al passato con orgoglio ma senza falsa nostalgia. «Il pubblico ascolterà questo disco perché, imparando dai miei errori, ho ancora tanto entusiasmo e una grande credibilità artistica».

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