"Arrivo presto: fatti trovare con piano e chitarra". La commovente lettera di Pozzetto a Jannacci

Sono trascorsi dieci anni dal 29 marzo del 2013, giorno in cui il caposcuola del cabaret italiano è scomparso. Il ricordo dell’attore

"Arrivo presto: fatti trovare con piano e chitarra". La commovente lettera di Pozzetto a Jannacci

È intrisa di malinconia la lettera che l’attore milanese Renato Pozzetto ha scritto all’amico di sempre Enzo Jannacci. Sono trascorsi dieci anni dal 29 marzo del 2013, giorno in cui il caposcuola del cabaret italiano è passato a miglior vita e il Corriere della Sera ha chiesto al collega più vicino al noto cantautore di ricordarlo. Jannacci, tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra, ha scritto numerose canzoni per altri autori tra cui proprio Pozzetto che in quegli anni faceva coppia con Cochi Ponzoni.

La lettera

L’amico ancora in vita si rivolge con affetto al collega deceduto, utilizzando un tono colloquiale, come se lo avesse di fronte e gli stesse parlando. “Ciao Enzo, come va? Sicuramente dove sei tu va tutto bene. Qui sulla Terra solito casino…”, esordisce in maniera scherzosa Pozzetto. Poi, però, l’attore si fa subito serio.“Quaggiù s’invecchia – scrive – e la salute è un problema. Tra poco ci rincontreremo, e io sarò felice di stare con te. E tutto sarà come una volta, anzi meglio”.

La nostalgia

Pozzetto non nasconde di provare nostalgia dell’amico scomparso. Dieci anni sono tanti per chi era abituato ad avere contatti quotidiani. “Mi manchi tanto. Mi manca sentirti cantare – continua – quando mi facevi ascoltare le tue novità. O quando ci confidavamo speranze, desideri e quelle cose che pensano tutti ma che non si possono dire”. L’attore ricorda i bei momenti vissuti insieme a Jannacci e racconta una delle tante avventure condivise. “Ti ricordi quando mi portasti a fare un giro all’Idroscalo sulla tua barca a vela? Era febbraio – rammenta – faceva un freddo della madonna, e noi eravamo vestiti come Roald Amundsen, l’esploratore, ma almeno lui aveva una tenda rossa”.

Il pensiero della morte

Pozzetto non ha paura di morire. L’idea di ricongiungersi a Jannacci è più forte del timore di lasciare il mondo terreno.“Quando io arriverò dove sei tu – sottolinea – se Lui me lo permetterà (io ci spero perché non è che abbia fatto tante cazzate), fatti trovare con il pianoforte e la chitarra. So che lì ci sono strumenti della Madonna. E io vorrei cantare, sai? Qui, con tutto quello che succede, mi mancano voglia e occasioni”.

La conclusione del messaggio

L’attore chiude la lettera evidenziando un torto che quelli rimasti in vita gli hanno fatto.

“Al teatro Lirico, dedicato al tuo amico Gaber, si sono dimenticati di te! Non prendertela, sono cose che succedono in questi tempi”, evidenzia con tono sarcastico. Poi, la chiosa finale:“Ora penso di averti rotto le balle e allora ti saluto. Ciao, Enzo, un abbraccio forte, e un bacino. Ci vediamo presto”.

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