La svolta di Trump sta portando i primi importanti risultati. Nel suo tour tra Bruxelles e Londra, dal Consiglio d'Europa al summit dei Volenterosi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incassato non solo il sostegno morale, ma anche importanti asset pratici: sanzioni alla Russia, armi a Kiev e la promessa di andare avanti sulla linea della pressione a Mosca fin quando Putin non accetterà di sedersi al tavolo delle trattative in maniera seria e costruttiva lasciando da parte le sue irrealistiche pretese. E non è un caso che questo compattamento, con l'eccezione dei soliti noti (citofonare Orbán), arrivi il giorno dopo la decisione di Trump di alzare il tiro dei provvedimenti contro la Russia. Mentre si cerca di ripristinare un canale di dialogo che possa in tempi non lunghissimi portare a un incontro Trump-Putin.
Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, l'inviato di Trump Steve Witkoff dovrebbe incontrare oggi quello di Putin Kirill Dimitriev a Washington. Ma altre fonti, riportate da Bloomberg, spiegano che dietro il cambio di paradigma di Trump nella gestione dei rapporti con Putin ci sarebbe la mano forte del Segretario di Stato Marco Rubio. Le nuove sanzioni imposte a Mosca, dopo mesi di tira e molla del Cremlino, sarebbero dovute a Rubio, che avrebbe convinto il tycoon a usare la mano pesante, imponendosi sulla linea più accomodante dello stesso Witkoff. E i risultati, come un domino, si stanno iniziando a vedere. I Volenterosi riuniti a Londra sotto la regia del premier Starmer non sono stati a guardare. Dopo la Svezia, anche la Francia ha promesso la consegna all'Ucraina di missili antiaerei Aster e caccia Mirage con tanto di formazione per i piloti ucraini. Londra invece ha assicurato missili a lungo raggio per colpire la Russia in profondità (ieri un drone ha colpito Krasnogorsk, a 20 km da Mosca). Anche l'Italia in prima fila. La premier Giorgia Meloni era collegata con Londra e ha ribadito «l'importanza dell'unità tra le due sponde dell'atlantico», con il nostro Paese che starebbe finalizzando il dodicesimo pacchetto di aiuti militari, anche se in serata Roma smentisce l'invio di missili Samp/T per la difesa antiaerea, specificando che «le eventuali forniture militari sono classificate». Mentre la Nato sta decidendo l'acquisto di armi americane, tra cui i missili Patriot, con fondi europei.
Una svolta netta che potrebbe passare anche dall'utilizzo degli asset russi congelati come confermato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Sarà il Consiglio europeo di dicembre a prendere una decisione definitiva, viste le osservazioni tecnica in particolare da parte del Belgio, che detiene la maggior parte degli asset e vuole la garanzia di non avere brutte sorprese legali. «L'Unione Europea ha assicurato che l'assistenza finanziaria all'Ucraina sarà mantenuta non solo il prossimo anno, ma anche nel 2027», ha detto Zelensky a Londra
(dove ha incontrato anche il Re Carlo), ringraziando tutti i partner per l'aiuto e la vicinanza, accusando Mosca di «volere il disastro umanitario dell'Ucraina». Unità dei leader occidentale con la voce forte di Starmer a parlare di richieste «ridicole» da parte di Putin che va «costretto a trattare in buona fede».
Cremlino che da una parte continua a manifestare la volontà di dialogo con gli Usa e dall'altra attacca: «Vedremo, a Dio piacendo, cosa accadrà tra sei mesi», ha detto il portavoce Dmitry Peskov dopo che Trump aveva spiegato che in sei mesi gli effetti delle sanzioni saranno devastanti. L'unico alleato forte in Occidente per Mosca sembra rimanere l'Ungheria di Orbán.
«Stiamo lavorando su come aggirare queste sanzioni», ha detto il premier ungherese, schierandosi ancora dalla parte di Putin. Ma se tutti, Trump in testa, dimostrano unità, la voce stonata dell'Europa resterà sempre più isolata.