Le 10mila opere d'arte trafugate dall'Italia. Una task force di ministeri per recuperarle

Il Mibac coinvolge Esteri e Giustizia: «Capolavori rubati non solo dai nazisti»

Le 10mila opere d'arte trafugate dall'Italia. Una task force di ministeri per recuperarle

Il più grande successo nell'Ottocento l'aveva ottenuto Antonio Canova. Dalla Francia era riuscito a riportare un quantitativo enorme di opere italiane depredate da Napoleone. Durante la Seconda Guerra Mondiale l'ex agente segreto e storico dell'arte Rodolfo Siviero strappò ai nazisti alcuni capolavori che stavano finendo nelle loro mani. Secoli e decenni dopo quei salvataggi, l'Italia ha ancora da reclamare migliaia di meraviglie sparse nel mondo, portate via dai conquistatori nel corso dei secoli o vendute in modo rocambolesco: oltre diecimila nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Il comitato «sui beni culturali trafugati dall'Italia» che si è riunito ieri nella sede del Ministero dei Beni Culturali ha stabilito che d'ora in poi i lavori saranno allargati anche ai ministeri degli Esteri e della Giustizia. «Sta a noi dei Beni culturali fare la parte attiva - ha chiarito il ministro Alberto Bonisoli - e il ministero degli Esteri userà la diplomazia per far sì che il bene venga restituito. Noi daremo il quadro normativo e giuridico alla Farnesina». Per ora si lavora a due restituzioni, gocce nell'Oceano. La prima è il Vaso di fiori del pittore olandese Jan van Huysum, che già il direttore degli Uffizi di Firenze, Elike Schmidt, ha chiesto alla Germania. La seconda opera è l'Atleta di Lisippo, esposto al Getty Museum di Los Angeles dove finì per circostanze lontane dalla guerra, che la Cassazione ha da poco stabilito debba rientrare in Italia: «Ci aspettiamo che gli Stati Uniti rispettino la sentenza», sottolinea Bonisoli. Al di là del vertice di ieri, si starebbero muovendo in modo parallelo, giustizia e diplomazia, su un tesoro italiano di otto dipinti di valore in estimabile esposti al Museo nazionale di Belgrado. La procura di Bologna ne ha disposto il sequestro chiedendone alla Serbia la restituzione. Furono tutti acquistati a Firenze dal mercante tedesco Walter Hofer nel 1943, e portati via a bordo di treni speciali, aggirando due leggi dello Stato italiano. Tra gli otto ci sono Il Ritratto della regina Cristina di Danimarca attribuito a Tiziano, e la Madonna con bambino e donatore del Tintoretto.

Sono comunque oltre diecimila e quattrocento, secondo il calcolo del

carabinieri del Nucleo tutela patrimonio dello Stato, i pezzi d'arte spariti nel periodo bellico, e non tutti depredati dai nazisti: «Anche gli alleati si sono portati via qualche souvenir», conferma una fonte dell'Arma.

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