Uscire dal «binario morto», rimettere Forza Italia in carreggiata, avere nel caso di crisi improvvisa un candidato premier su cui puntare, creare le condizioni per poter vincere.
Se Silvio Berlusconi apre la porta a Stefano Parisi e al suo «contributo», l'ex direttore generale di Confindustria, dopo essersi confronto telefonicamente con il Cavaliere nella serata di venerdì, chiarisce ulteriormente le sue intenzioni. Nel mirino della sua azione c'è la riconquista di quella che lui chiama «l'area liberal-popolare»: è questo il nome che vorrebbe assegnare alla coalizione «che non si chiamerà più di centrodestra». L'idea è quella di plasmare un raggruppamento fluido e leggero, in grado di tenere insieme posizioni moderate e più radicali, capace di avere un rapporto diretto con le associazioni e «il tessuto organizzato della società». L'obiettivo è quello di superare gli steccati e conquistare consensi tra gli elettori del Movimento 5 stelle e tra chi alle urne non ci va più».
L'occasione per tornare a delineare la sua strategia è l'invito alla Summerschool organizzata a Giardini Naxos da Maurizio Lupi, un luogo di confronto aperto in cui Parisi ricostruisce, innanzitutto, la genesi e la scintilla della sua passione politica. «La cosa più bella che mi è successa nella vita è stata questa campagna elettorale milanese, quattro mesi straordinariamente entusiasmanti, belli dal punto di vista della creatività, in cui abbiamo messo in campo soluzioni per una società complessa come Milano. Ho scoperto quella che è la passione di una vita, una sfida che voglio provare a giocare in prima persona».
Più che da manager di partito, Parisi sembra muoversi sul terreno della strategia politica. «Ieri parlavo al telefono con il presidente Berlusconi e con lui sottolineavo che dobbiamo tornare a essere percepiti come buona politica. C'è tanta gente che non vota più, che ha perso fiducia nella politica. L'errore più grande che si può fare sarebbe quello di bollare il consenso dei grillini, ma anche quello della Lega, come populismo. Sono le élites che hanno fallito che lo chiamano così. Questo non fa che aumentare l'area di dissenso e radicalismo. Dobbiamo capire il popolo, non dire, come ha fatto qualcuno sulla Brexit, che è stato sbagliato il referendum».
Il progetto di Parisi passa anche per un approccio diverso, ma deciso sull'immigrazione. «Ieri ho sentito analisi dei giornalisti Rai che dimostravano quanto ci si stia tappando gli occhi davanti a una cultura, quella del terrorismo islamico, che ci vuole vedere morti. Bisogna dare risposte chiare. Chi viene in Italia deve accettare le nostre regole. Non si possono consentire ghetti fuori dalla legalità. La sinistra reagisce con debolezza, ma il centrodestra non può essere solo ruspe o niente».
Bisogna, insomma, competere con i 5 Stelle, ma senza ripetere gli errori di Renzi che «per scimmiottare i grillini ha tentato di mettere una che ha fatto l'Erasmus come ministro degli Esteri e una che non ha mai visto un ufficio pubblico alla Funzione Pubblica. Prima li ha inseguiti, poi ha iniziato a menare su di loro, l'effetto è stato la sconfitta di Fassino».
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