È in arrivo la stretta sulla cosiddetta seconda accoglienza negli Sprar. Al Viminale i funzionari sono già al lavoro per rivedere i termini di attuazione delle norme che regolano l'erogazione dei servizi per i richiedenti asilo e i rifugiati. Sprar appunto. E con i tagli da realizzare ritornerà nelle casse dell'erario anche una fetta importante di denaro pubblico: almeno 50 milioni di euro all'anno che non verranno più erogati ai comuni ospitanti ma anche altrettanti 200 milioni di fondi per i progetti di inclusione e inserimento lavorativo.
Insomma dopo l'approvazione del dl immigrazione e sicurezza le forbici passano all'accoglienza diffusa, quella che interessa, a oggi, circa 3mila degli 8mila comuni della penisola. Quanto ai beneficiari, circa 5mila, il primo tassello della modifica riguarderà proprio loro. L'immigrato che verrà accolto e inserito nei progetti di accoglienza diffusa, d'ora in avanti, sarà soltanto quello che ha acquisito il titolo di rifugiato oppure ha passato una prima selezione tra i richiedenti asilo. Vale a dire che il cittadino eritreo, somalo o siriano, di cui la commissione territoriale ha potuto verificare la reale provenienza ha buona possibilità di ottenere l'asilo in quanto proveniente da aree in cui sono in atto conflitti bellici. Gli altri immigrati invece, privi di documenti, identità e provenienza certa o ancora, di minore età non facilmente certificabile dovranno attendere che la propria domanda venga processata e infine accolta. Piuttosto che nei consessi destinati allo Sprar rimarranno ospiti delle strutture di prima accoglienza, i grandi centri Cas o Cara. Ossia l'accoglienza straordinaria.
Certo è che questo disegno di revisione sistematica non piace alla maggioranza di coloro che negli ultimi anni si sono occupati di accoglienza diffusa. Queste stesse realtà si sono riunite a consiglio per chiedere unanimemente di discutere i nuovi dettati di Matteo Salvini e i correlati attuativi, pregando inoltre il premier Conte di bloccarne l'approvazione. Se l'idea del Viminale è quella di preparare gli stranieri all'integrazione già nei centri di accoglienza dove possono essere esaminati comportamenti e propensioni, l'Anci è di tutt'altra idea. L'associazione dei comuni italiani si dice fortemente critica in merito all'impatto i sui territori anche in termini di ordine pubblico.
Eppure il risvolto di questa posizione non è di poco conto: l'introito che la fondazione dell'Anci, Cittalia, gestisce. Una ventina di milioni di euro a biennio per la ripartizione dei migranti nei comuni, o semplicemente per contare gli ingressi nella seconda accoglienza dei richiedenti asilo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.