Nelle ultime 20 pagine degli atti del sequestro di nave Iuventa vengono specificate e confermate le accuse per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina all'equipaggio della Ong tedesca Jugend Rettet, che rischia grosso. Il giudice per le indagini preliminari, Emanuele Cersosimo, nel confermare, il 2 agosto, l'ordine di sequestro richiesto dal pubblico ministero scrive che «l'illegale ingresso in Italia di numerosi cittadini extracomunitari è stato reso possibile anche dalle condotte dei soggetti imbarcati a bordo del natante utilizzato dall'Ong Jugend Rettet». Dagli atti «emergono (...) reiterate violazioni della normativa in materia di immigrazione da parte dell'equipaggio della motonave Iuventa».
Il Gip evidenzia che la motonave della Ong tedesca «si limita a recuperare i migranti dai barconi per poi attendere che gli stessi vengano imbarcati a bordo di altre imbarcazioni della Marina Militare o di altre Ong». Per farlo «la Iuventa è solita (talvolta sconfinando in acque internazionali libiche) incontrarsi con imbarcazioni dei trafficanti e prendere a bordo i migranti presenti sui barconi scortati dai libici per poi restituire le imbarcazioni utilizzate per il trasporto dei clandestini in violazione alle disposizioni dell'Imrcc (di affondarle o renderle inutilizzabili, ndr)».
Il magistrato punta il dito sul «soccorso» del 18 giugno documentato da un agente della polizia sotto copertura (vedi altro articolo, ndr) spiegando che le modalità «dimostrano inequivocabilmente l'effettuazione di una vera e propria consegna concordata di migranti e l'assenza di una situazione di pericolo immediato per i migranti che avrebbe reso necessario un intervento in alto mare». Negli atti si evidenzia l'atteggiamento in quell'occasione di un'imbarcazione governativa libica che «ha assistito passivamente al trasferimento a bordo della Iuventa senza mai intervenire (...) scelta incomprensibile se non nell'ottica di una situazione di grave collusione tra singole unità della Guardia costiera e i trafficanti di esseri umani».
Per il magistrato un altro grave esempio di collusione è la riconsegna dei barconi ai trafficanti. «Tale comportamento fornisce prova inconfutabile della precisa volontà degli appartenenti alla Jugend Rettet - si legge - di non limitarsi a effettuare operazioni di salvataggio, ma di porre in essere azioni idonee a favorire future operazioni di immigrazione clandestina e a garantire la creazione di un rapporto preferenziale e fiduciario con i trafficanti libici».
In pratica «non vi è dubbio che i comportamenti nel tempo dall'equipaggio della motonave Iuventa sono sicuramente qualificabili quali rapporti concausali di tipo morale e materiale alla realizzazione del reato di introduzione clandestina di stranieri nel territorio nazionale».
Il pubblico ministero, nelle motivazioni per la richiesta di sequestro, «non esclude che i membri delle Ong operino anche in vista di un ritorno economico (come quello emerso dalle conversazioni intercettate che attestano un atteggiamento finalizzato anche a fornire una immagine della propria attività a sollecitare e favorire donazioni del pubblico alla stessa Ong)».
Negli atti vengono citate le risultanze delle indagini dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, che ha riscontrato analogie e modus operandi simili pure in altre indagini.
Secondo il Gip «lo sbarco dei migranti, apparentemente conseguenza dello stato di necessità che ha determinato l'intervento dei soccorritori, diviene, nella maggior parte dei casi, l'ultimo segmento di una attività ab initio (dal principio ndr) pianificata dai trafficanti, costituente il raggiungimento dell'obbiettivo perseguito dalle associazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani».
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