Roma E ora, che farà Matteo Renzi di tutti questi voti presi alle primarie del Pd? Che fosse il vincitore della consultazione dei gazebo e venisse riconfermato segretario del popolo dem era scontato, ma che ottenesse una percentuale così alta di preferenze proprio no.
Adesso può riprendersi il partito, mettendo la museruola alle opposizioni interne, ma il punto è che ripercussioni avrà questo suo successo sul governo Gentiloni.
Se il leader avesse vinto di misura o non avesse sfondato così clamorosamente, il suo amico di Palazzo Chigi certo si sentirebbe più al sicuro. Ma con più del 70 per cento dei consensi in tasca, con un'alta affluenza alle urne che lo premia raddoppiando quel milione che aveva indicato come un buon obiettivo, può prevalere l'ambizione di Renzi di riprendere al più presto e da una posizione di massima forza il suo ruolo di premier.
Il peso della vittoria, a questo punto, può già essere letto come un sonoro «ciaone» al governo Gentiloni. Perché Matteo dovrebbe aspettare pazientemente il suo turno e non cavalcare l'onda del successo alle primarie?
Ieri sera il premier si è congratulato con il neosegretario per telefono mentre era in viaggio per il Kuwait. Dario Franceschini garantisce: «Il fatto che ci sia una leadership forte è un elemento positivo anche per il governo». Lorenzo Guerini esclude elezioni anticipate: «Renzi è stato chiaro: il sostegno al governo è forte». Anche il ministro Maurizio Martina, che con Renzi si è presentato in tandem, assicura che il governo non è in pericolo.
Eppure, si sa che il leader Pd pensa sempre ad un voto in autunno, comunque prima della fine dell'anno, per essere finalmente legittimato dalle urne.
Certo, molto dipende dalla possibilità di realizzare il suo sogno, malgrado gli appelli frenanti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i tempi lunghi del parlamento che, senza nessuna voglia, deve trovare un accordo tra politico sul nuovo sistema di voto.
Gentiloni, insomma, deve sentirsi più precario. Anche se il suo sarebbe il terzo governo guidato da un esponente dem, in questa legislatura, che il Pd stesso fa cadere. Renzi potrebbe, anche per questo, decidere di sostenere l'attuale esecutivo, garantirgli maggiore stabilità e aiutarlo a portare a casa le cose che ha promesso di fare. Il premier gli è stato al fianco in questa campagna elettorale, si è esposto in prima persona, sfidando anche le critiche e, pure dal punto di vista umano, stavolta sarebbe più difficile usare la formula lettiana dello «stai sereno», per farlo fuori.
Dall'altra parte, però, c'è la volontà di Renzi di dettare l'agenda di governo, con le preoccupazioni per una manovra economica che non sia dettata dall'Europa, ma che sia frutto di un governo forte, davvero capace di opporsi al Bruxelles.
E poi, il protagonismo caratteriale di Matteo è più difficile da imbrigliare ora che si è preso la sua rivincita nei confronti degli antagonisti Andrea Orlando e Michele Emiliano, dei fuoriusciti dal partito che l'hanno contestato fino alla scissione e di quelli che gli hanno inflitto la bocciatura della sua riforma costituzionale.
La tentazione di fare sentire a tutti che di nuovo il capo è lui, insomma, dev'essere forte in queste ore. Sul treno dalla Toscana a Roma Renzi già festeggia la vittoria, dice che ha «ripreso il trolley» e vuole «andare avanti, insieme». I seggi si sono appena chiusi e lui su Facebook scrive agli elettori: «Prima di tutto vi devo un gigantesco grazie». Stavolta Matteo ha vinto con uno stile diverso, più pacato del passato, non ha attaccato troppo Orlando ed Emiliano ed ora li vuole riportare sotto la sua ala.
Ma la tentazione della vendetta, di far vedere che è sempre il migliore degli altri è difficile da reprimere. E a Paolo, l'inquilino di Palazzo Chigi, potrebbe allora mostrare la sua vecchia faccia. Quella dell'asfaltatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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