Sì allo ius soli da Area Popolare. Lo annuncia Angelino Alfano, ovvero l'uomo dai mille volti. Forse neppure il grande Luigi Pirandello sarebbe riuscito a descrivere le personalità multiple dell'attuale ministro degli Esteri che sa essere Uno, nessuno e centomila. Alfano infatti ha un superpotere: quello di cambiare idea alla velocità della luce a seconda dell'opportunità del momento e anche a seconda del suo ruolo.
Soltanto due giorni fa aveva espresso tutte le sue perplessità riguardo a un eventuale via libera allo ius soli, la cittadinanza conseguente alla nascita sul nostro territorio. «Per me la priorità è la legittima difesa», aveva detto auspicando in più occasioni che il cammino della legge fosse ritardato per arrivare ad una conclusione dopo l'estate, periodo di sbarchi e di polemiche.
«Chiediamo al Partito Democratico di valutare se è una buona idea procedere in questo momento, e se il loro senso di opportunità chiede di procedere in questo momento e con questa urgenza», osservava il titolare della Farnesina cercando di porre un freno alle pressioni del premier, Paolo Gentiloni, che invece ha in più occasioni ribadito che lo ius soli va approvato perché «è una questione di civiltà».
Certo il voto favorevole di Ap non è una sorpresa visto che gli alfaniani avevano già detto sì a questo testo alla Camera. Nella speranza però che il ddl fosse rimandato e corretto come appunto aveva auspicato Alfano criticando il Pd per aver offerto «ai populisti l'occasione di fare al Senato ciò che hanno fatto durante la campagna per i ballottaggi» ovvero servire alle opposizioni un argomento di forte presa popolare proprio in piena campagna elettorale.
«Proponendo di affrontare questa questione all'inizio dell'estate e con la ripresa degli sbarchi è stato il modo perfetto per non permettere che si affrontasse con la dovuta serenità», aveva detto Alfano che però invece ieri ha avuto un'illuminazione. Interpellato dai giornalisti Alfano ha riconosciuto che «il tema dello ius soli risponde a una domanda esistente», anche se ha precisato che personalmente sarebbe più a favore di uno ius culturae per poi ricordare lui stesso che anni fa in effetti, sì, era contrario a trasformare «l'Italia in una immensa sala parto» e l'aveva pubblicamente ribadito. Ora però anche con il sì allo ius soli assicura che sta lavorando «perché questo non succeda». In che modo non è stato chiarito.
Una cosa è certa quando «questo provvedimento arriverà all'esame finale del Senato chiederò al mio partito che si voti per il Sì, proponendo comunque dei correttivi», garantisce Alfano. Eppure quando era ministro dell'Interno, ovvero giusto 3 anni fa, tuonava contro la sinistra «che crede che la priorità siano lo ius soli o altre amenità» e assicurava che il suo partito non era disposto a scherzare «sulla sicurezza degli italiani perché i cittadini devono sentirsi sicuri nelle loro case, per le strade delle loro città» Insomma il suo era un bel no allo ius soli e pure alla revisione della legge sull'immigrazione.
Ma anche più di recente quando nel febbraio scorso Matteo Orfini aveva chiesto di tirare fuori dal pantano del Senato il ddl
invocando la fiducia se necessario, c'era stata una vera e propria levata di scudi da parte dei centristi di Alfano che anzi avevano accusato il presidente del Pd di voler fare una provocazione per creare problemi a Gentiloni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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