Alfie, un altro no all'Italia L'ira del papà sui medici «Denuncio per omicidio»

Il piccolo respira ancora da solo. Ma i giudici lo danno per morto. E negano il trasferimento

Alfie, un altro no all'Italia L'ira del papà sui medici «Denuncio per omicidio»

Omicido. Anzi, cospirazione per omicidio. Per Thomas Evans, padre di Alfie - il bambino inglese che potrebbe morire da un momento all'altro a causa della malattia neurodegenerativa di cui è affetto ma anche a causa della decisione dei medici e dei giudici di interrompere il sostegno delle macchine che lo hanno tenuto in vita fino a pochi giorni fa - la scelta dei dottori dell'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool si configura come tale. L'uomo è pronto a denunciare tre medici di cui non sono stati diffusi i nomi, in una causa che in Gran Bretagna è costosa e quasi priva di successo. Ma è la forza della disperazione. Perché iIeri i giudici dell'Alta Corte di Manchester hanno respinto ancora una volta i due ricorsi separati (uno del papà, uno della mamma) contro la decisione dell'altro ieri del giudice Hayden di negare il permesso di far volare il bambino a Roma, dove l'ospedale pediatrico Bambino Gesù lo attende. A non rivederci Roma, salvo sorprese.

Nulla cambia, salvo la frustrazione degli Evans. Ormai tra loro e i medici dell'Alder Hey e i giudici che li spalleggiano è una guerra a tutto campo. Ieri nel corso dell'udienza il giudice King ha sostenuto che «c'è un consenso generale sul fatto che il piccolo stia morendo». I genitori invece raccontano di un Alfie in difficoltà certo ma mai domo. Ieri a un certo punto il bimbo è sembrato vicino alla fine ma poi si è ripreso. «Ha avuto un calo, è diventato pallido, le labbra si sono un po' scurite, ma è tornato», ha scritto il papà sui social. Certo, la battaglia del piccolo appare senza prospettiva, al massimo uno sberleffo al cinismo di dotti, medici e sapienti. Ma la lotta significa vita, una vita disperante ma non inutile come sembrano pensare i dottori dell'Alder Hey. Comunque l'unica che ha. Alfie è stato staccato dalle macchine alle 21 di lunedì sera, fate voi il conto di quanto tempo è riuscito a sopravvivere a dispetto della fredda logica dei luminari.

Lotta Alfie, lotta anche papà Thomas, che a soli 21 anni già non ha più nulla da perdere, visto che il figlio (due anni il 9 maggio) sembra al capolinea. Papà Evans urla come può la totale assenza di dialogo con la dirigenza dell'ospedale. «È disgustoso come viene trattato: anche un animale sarebbe stato trattato meglio», ha scritto ieri. Da un giorno all'altro è sparito il divano nella stanza dove è ricoverato Alfie, e Tom è costretto a dormire quel poco che riesce sul pavimento. E secondo Paul Diamond, il legale della famiglia Evans, ieri sarebbero stati allontanati dal nosocomio anche i piloti dell'aeroambulanza pronta da giorni per portare Alfie a Roma.

Le eurodeputate del Pd e del gruppo S&D hanno presentato un'interrogazione urgente ai commissari europei Vytenis Andriukaitis (Salute) e Vera Jourová (Giustizia).

Secondo le proponenti l'Alta corte britannica, negando ad Alfie il diritto di ricevere cure in un altro Stato membro dell'Unione, «violerebbe i diritti fondamentali dell'Ue e la libera circolazione dei pazienti nell'Ue».

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