All'agente incolpevole e malato di tumore conto da 300mila euro

Un collega picchiò un fermato. Condannato per omissione. L'appello a Salvini e Gabrielli

All'agente incolpevole e malato di tumore conto da 300mila euro

Condannato per non aver commesso il fatto. È accaduto a un agente di polizia in servizio alla stazione della metro a Milano. Una storia che inizia nel 1992. Luca Buttarello, all'epoca 26enne, non impedisce al collega della volante di prendere a calci un sospetto. Per la ginocchiata l'uomo perde un testicolo. L'altro agente, L.T., viene riconosciuto colpevole. Unico responsabile visto che è un solo colpo sferrato da una persona a mettere ko il fermato? Per la legge e la corte no. «Non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo» dice il codice penale. Quindi il comportamento dell'agente Buttarello è omissivo. E il poliziotto deve pagare, inizialmente in concorso con altri tre agenti di polizia, un risarcimento danni «solidale» di 300mila euro. Oltre a beccarsi una condanna a otto mesi di galera.

Per il suo legale si tratta di un «travisamento del fatto, relativamente alla ricostruzione della vicenda». Una battaglia legale che si trascina per 27 anni, per Buttarello quanto basta per vivere nell'ansia. E ammalarsi di tumore. Nel frattempo, nel 2016, il poliziotto si sposa. Ha appena compiuto 50 anni, il regalo di nozze glielo consegnano tre anni dopo i suoi colleghi della questura di Padova: un'intimazione del ministero dell'Interno datata 8 marzo 2018 a versare 310mila euro totali, rivalutazione monetaria, interessi e spese comprese a «titolo di danno» alla parte lesa. Solo lui: gli altri colleghi sono insolvibili. Un mutuo, in pratica, della durata di 80 anni. A questo punto al poliziotto viene diagnosticato un tumore, un glioblastoma al cervello. Rara neoplasia che lascerebbe poche speranze. Gravemente malato, senza soldi, incriminato e condannato «in nome del popolo italiano» Buttarello lotta come pochi per non morire. E i sindacati di polizia, dal Silp al Sap, dal Siulp al Siap, Uil, Coisp e FSP Padova, insomma tutti, scrivono al ministro dell'Interno Matteo Salvini e al capo della polizia Franco Gabrielli.

«Trentaquattro anni di servizio all'attivo per lo Stato, 27 trascorsi al servizio della gente e torchiato negli ingranaggi della macchina della giustizia penale e contabile. Ovvero della Corte dei Conti pronta a batter cassa attraverso una procedura transattiva perfezionata». Perfezionata, si fa per dire, visto che lo stesso Buttarello non può interagire con le parti per accordarsi sulla misura del risarcimento. Da marzo all'agente viene tolto un quinto dello stipendio. I sindacati sottolineano il fatto che la Prefettura sulle prime stabilisce il pagamento di 41mila e 328 euro, successivamente il ministero dell'Interno si accorda per una somma 8 volte maggiore. Perché? «Una cifra assurda - spiegano -, tanto più che nel 2008 la perdita di un testicolo rientrava tra le micro invalidità». Se il tumore fosse la diretta conseguenza dello stress subito in 27 anni di processi? «Ventisette anni di preoccupazioni, ansie, sofferenze, notti insonni ed esborsi di denaro per difendersi dalle macchine processuali, penale, contabile e disciplinare» commentano i sindacati.

Buttarello come Enzo Tortora? La questione aperta è sull'assicurazione degli agenti di polizia. Al ministro dell'Interno si chiede una soluzione umana alla questione.

«Luca è un collega stimato, una persona perbene e la sua vicenda è drammatica - dice Silvio Riccardi dirigente nazionale Silp - Il nostro lavoro diventa sempre più difficile: ai rischi vanno aggiunte le gogne mediatico-giudiziarie. È necessario pensare a una tutela legale di maggior respiro, in grado di proteggere i poliziotti da situazioni di questo tipo».

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