Allarme bambini obesi. Così la Gran Bretagna "restringe" pizze e torte

Il piano del governo: porzioni più piccole e meno condimenti per contenere le calorie

Allarme bambini obesi. Così la Gran Bretagna "restringe" pizze e torte

Tesoro, mi si è ristretta la pizza. Per il bene dei più piccoli, in questo caso. In un Paese - il Regno Unito - in cui la percentuale dei bambini tra i 10 e gli 11 anni «gravemente obesi» ha toccato il record (4,2%), il governo ha deciso di passare alle misure drastiche. Avere più opzioni salutari nei menù di ristoranti, pub e fast-food, si è capito, non è un incentivo sufficiente a mangiare meglio. Per questo Londra ha deciso di intervenire direttamente sui cibi preferiti dei più piccoli: pizze e torte. Il ministero della Salute britannico sta incontrando le principali industrie alimentari per sondare la possibilità di imporre un tetto di calorie da non superare per questi due cibi: la proposta filtrata parla di massimo 928 calorie per una pizza e 695 per una torta. Cifre lontane dagli standard attuali, superate, come fanno notare i media inglesi, da tutte le più note catene di pizzerie: una «pepperoni» (salame piccante, la più gettonata insieme alla margherita) di Domino's conta 1.212 calorie, lo stesso prodotto da Pizza Hut ne fa 1.050. Si tratterebbe quindi di restringere le dimensioni delle fette o di ridurre il condimento, in primis carne e formaggio. In qualche modo si dovrà fare: Londra è determinata. E c'è di più: la misura dovrebbe interessare anche piatti pronti, panini, sughi, zuppe, hamburger e carne processata, di cui però non sono state svelate le calorie concesse. Le direttive potrebbero entrare in vigore la prossima primavera.

Il problema è evidente, ed è in continuo peggioramento. Dal 2006 a oggi l'obesità infantile è aumentata di un terzo in Inghilterra. La fascia d'età più interessata è quella dei 10-11enni, soprattutto maschi: il 20,1% è obeso, mentre il 4,2%, più di uno su 25, lo è «gravemente». E se tra i più piccoli - 4 e 5 anni - la percentuale di quelli sovrappeso sta lentamente scendendo, in quelli più grandicelli continua a crescere. Il fenomeno rende anche più evidente quello che i britannici chiamano deprivation gap, il divario tra benestanti e poveri: i bambini che crescono nelle zone meno abbienti hanno il doppio delle probabilità di diventare obesi rispetto agli altri. Il ministero della Salute londinese ha anche messo in guardia sulle conseguenze, non solo cliniche ma sociali, del problema, sottolineando che bambini sovrappeso sono più a rischio dei coetanei di essere insicuri di se stessi, di essere emarginati e di subire atti di bullismo.

Per tutti questi motivi l'esecutivo di Theresa May lanciato una serie di iniziative per ridurre del 20% le calorie degli alimenti più consumati dai più giovani entro il 2024, mentre la premier si è spinta a promettere di dimezzare le cifre dell'obesità infantile entro i prossimi 12 anni. In quest'ottica rientrano le altre misure imposte da Londra negli ultimi mesi. A partire dalla cosiddetta sugar tax, la tassa sulle bibite zuccherate entrata in vigore nel Regno Unito lo scorso 6 aprile: secondo gli economisti nel primo anno di applicazione frutterà circa 240 milioni di sterline (271 milioni di euro) alle casse dello Stato, che saranno tutti destinati a progetti sportivi nelle scuole. Allo studio del governo, riferivano i media britannici quest'estate, ci sarebbe anche il divieto di vendere dolci, caramelle e cioccolatini nella zona delle casse dei supermercati, per limitare gli acquisti impulsivi, così come potrebbero essere proibiti gli spot di junk food prima delle 21, veto analogo a quello per le scene di sesso e di violenza.

Altre idee al vaglio sono quelle di vietare la vendita di bevande energetiche a minori di 16 anni e proibire offerte del tipo «2x1» per il cibo spazzatura. Come ha ammesso il ministro della Salute Steve Brine, per invertire il «preoccupante» trend dell'obesità infantile ci vorrà molto tempo. Ma la strada sembra segnata.

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