Abbinare la tassa più odiata dagli italiani, il canone Rai, alla bolletta elettrica e in più anche ad una multa di 500 euro (cinque volte più alta della cifra evasa) in caso di mancato pagamento, è stata una mossa azzardata. E il governo, dopo aver modificato il sistema di riscossione del canone con la bozza della nuova legge di Stabilità, sembra aver ingranato già la retromarcia sulla sanzione monstre (ma solo su quello). Dopo le prime polemiche, le veline di Palazzo Chigi si sono affrettate a definire una «semplice bozza» la proposta contestata. I fedelissimi di Renzi, poi, assicurano che la supermulta verrà tolta, se non addirittura nel testo ufficiale della manovra che arriverà in Senato, con un emendamento ad hoc durante l'iter parlamentare.
Ma allora, perché la multa è stata infilata nella bozza se poi il governo e il Pd devono correre ai ripari per toglierla di mezzo? Il renziano Michele Anzaldi, segretario Pd della Vigilanza e consigliere del premier sul dossier Rai, ha una spiegazione e molti sospetti: «È sicuramente un errore di qualche funzionario maldestro del ministero dello Sviluppo economico, degli uffici tecnici che hanno redatto la bozza di legge. Una svista, oppure una riscrittura superficiale del vecchio regio decreto sulla Rai. E non voglio pensare ad una volontà precisa di danneggiarci, ad una vendetta... Sa, il nostro governo ha messo dei tetti agli stipendi dei burocrati, non ci amano. A me è capitato spesso che un'interrogazione mi venisse bloccata perché mancava una virgola. Questa cosa della multa per il canone Rai ci ha fatto un danno enorme, ha sporcato con uno schizzo di fango una legge di Stabilità che invece è coraggiosa e va proprio nella direzione opposta, di non colpire le tasche dei cittadini. Cinquecento euro di multa è una follia, neanche Equitalia ha sanzioni cinque volte più alte, è una cosa inaccettabile che, ripeto, non è nella nostra testa, non fa parte della filosofia del governo Renzi. So che il governo vuole toglierla e il Pd si impegna a farlo».
Sul canone in bolletta, invece, come sulla «presunzione» che chi abbia la luce in casa guardi anche la Rai e quindi debba pagarla (spetterà al contribuente dimostrare il contrario) nessun ripensamento. Anche se i dubbi sono molti, a partire dai gestori elettrici trasformati in gabellieri (dovranno informare l'Agenzia delle entrate ogni due mesi su chi paga e chi no), alle associazioni dei consumatori che già raccolgono firme e preparano ricorsi, fino agli esperti che propongono soluzioni alternative (criptare il segnale Rai e far pagare il canone soltanto a chi vuol vedere i programmi della tv pubblica).
Il Fisco saprà insomma, rapidamente, chi non paga. A quel punto non è chiaro cosa succeda (sembra esclusa l'ipotesi che stacchino la corrente elettrica, che è un bene primario). Finora l'Agenzia delle entrate interveniva poco. Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle Entrate, se n'è lamentata: «Sull'evasione del canone Rai noi non possiamo intervenire con la riscossione coattiva (le famigerate cartelle di Equitalia, ndr ), e questo è scandaloso, il Parlamento deve ripensarci». Chissà non sia la volta buona.
Intanto l'opposizione contesta il canone «renziano» (per il M5s è «una stupidaggine del governo», «una vergogna»). Mentre alla Camera arriva la riforma Rai che attribuisce al nuovo direttore generale i poteri di amministratore delegato. E, col nuovo canone trattenuto in bolletta, anche centinaia milioni di euro di risorse in più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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