Anche morire è un diritto. Serve la legge

Morire come e quando si vuole è un diritto, benché le leggi vi pongano eccezioni e ostacoli, esercitato ogni giorno in tutto il mondo da migliaia di suicidi

Anche morire è un diritto. Serve la legge

Fondamentale e irrinunciabile quanto il diritto di vivere, è il diritto di morire. Come e quando si vuole. È un diritto, benché le leggi vi pongano eccezioni e ostacoli, esercitato ogni giorno in tutto il mondo da migliaia di suicidi. Uomini e donne i quali credono a torto o a ragione, ma solo a loro spetta la scelta che farla finita sia meglio che proseguire. Di certo nessuno può aiutarli a portare a compimento la propria disperazione, magari dovuta a problemi d'amore, o di soldi, o del male di esistere. L'unico aiuto che potremmo e dovremmo dare loro è convincerli a continuare la fatica di vivere.

Ma, credo, è diverso il caso di un malato terminale, cui la malattia impedisce persino la decisione estrema e liberatoria. In questo caso è lo Stato, con le sue leggi, che deve prendere una posizione chiara e netta. Se il malato può o non può essere aiutato a morire, quando e come. Badate, in Italia l'eutanasia legale esiste già, sia pure in maniera velata e ipocrita. È di pochi giorni fa il caso di un settantenne veneto, malato terminale e non curabile, che in ospedale è stato sedato legalmente, senza altre cure, finché il suo cuore si è fermato. Non la si chiama eutanasia, ma lo è. Fabo non ha potuto usufruire di questo trattamento, da noi, perché non era un malato terminale.

La legge gli diceva, nella sua durezza: lo so che soffri disperatamente, lo so che non hai speranza, lo so che nessuno può aiutarti, lo so che la tua esistenza è soltanto uno strazio, e però devi continuare a soffrire. Questo è un trattamento inumano, oltre che non giusto, iniquo, rispetto al settantenne veneto. In pratica: siccome puoi soffrire ancora molto, non hai diritto di morire. Pur con tutto il rispetto verso chi sostiene la sacralità della vita (perché è un dono di Dio e quindi non ci appartiene), è lecito ritenere che proprio in quanto dono ricevuto la vita è mia, e che ho il diritto di rinunciarci quando non è più davvero vita. E uno Stato che sia davvero laico mi deve aiutare a esercitare questo diritto, allo stesso modo in cui aiuta altri a vivere e soffrire fino alla conclusione naturale.

Ora Fabo sta bene, e non ci ha tolto niente, anzi ci ha dato. Un esempio di forza, volontà, coraggio, libertà. Benché l'abbiamo lasciato solo.

Che il suo sacrificio valga d'aiuto a altri. Che venga finalmente introdotta una legge gentile, rispettosa dell'individuo. Perché la morte, molto più della vita, appartiene all'individuo, non alle convinzioni di altri, fossero anche la maggioranza.

@GBGuerri

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