Che valore assume il documento del Papa emerito in questo momento storico della Chiesa?
«Non ci troviamo di fronte a un documento, ma a degli appunti sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica - ci spiega don Paolo Benanti, teologo morale e docente all'Università gregoriana-. Quindi è una memoria, la memoria di una persona che ha avuto un ruolo fondamentale e che viene consegnata a una comunità. Ma non essendo un documento normativo non troviamo al suo interno norme e istruzioni».
Le riflessioni di Ratzinger entrano in un tema di «governo», come può essere recepita questa testimonianza da Francesco?
«Stiamo attenti ai termini. Pedofilia è una diagnosi psicologica su un soggetto, Benedetto XVI parla degli abusi sessuali quindi parla di un altro soggetto: l'abusato, la vittima. Dire che la Chiesa non può stare in silenzio davanti a una vittima è la risposta a questa domanda. Fa parte dell'animo della Chiesa schierarsi dalla parte dei fragili e dei deboli».
Il collasso morale del 68 ha causato un lassismo nella Chiesa, sostiene il Papa emerito. È questo che ha portato al moltiplicarsi di atti di pedofilia nel clero fino al boom degli Ottanta?
«Ratzinger mette insieme una serie di fogli in cui vede non un collasso, ma un processo iniziato negli anni Sessanta: cambiano dei punti di riferimento, cambia la capacità di comprendere ciò che ha valore. Questo cambio sembra essere tra le fonti di quello che è diventata un'emergenza globale. Ratzinger non dice che c'è una causalità diretta, ma una correlazione. Una correlazione che Benedetto XVI ha affidato alla comunità credente perché ci si interroghi».
Il Papa emerito rivela che in non pochi seminari dopo il Concilio, evento visto come qualcosa di negativo rispetto alla tradizione, gli studenti che venivano trovati a leggere i suoi venivano ritenuti non idonei al sacerdozio. Rivela inoltre anche che sempre nei seminari nacquero dei club omosessuali. Possiamo considerarla una critica al sentire conciliare di quegli anni?
«Questa è la confidenza di una persona che poi è stata chiamata a governare tutta la Chiesa, quindi ad essere anche un interprete del Concilio. Questa memoria ci dice che ci sono stati anni di grande confusione. Il Pontefice parla di un modo di stare nella Chiesa che a un certo punto non è stato chiaro ed omogeneo. Molto sintonico a quello che erano quegli anni, la Chiesa di fatto è una piazza e nella piazza entrano tutti i moti della città. Come la città era tortuosa e complessa in quegli anni così - ci racconta Ratzinger - era anche la Chiesa».
«L'assenza di Dio - scrive il Pontefice - ha permesso che la pedofilia raggiungesse la dimensione attuale». A chi va imputata questa colpa?
«Qui è in evidenza una questione chiave, la vita del cristiano non è una vita fatta come un interruttore con un On e un Off ma è un cammino di sequela, che richiede di aver ben visibile davanti a noi qual è il faro che si sta seguendo. Se si spegne si rischia di perdere la strada. Non c'è mai semplicemente una crisi etica o politica, ma per gente di fede è una crisi spirituale».
Benedetto XVI parla anche di eucarestia declassata a gesto cerimoniale e di ovvietà con la quale i presenti ricevono il santissimo sacramento.
È una critica a quello che succede nelle nostre chiese?«Sono vari segni di questa crisi spirituale. Se i credenti non riescono a mettere in atto quel cammino di sequela, non è Dio che si eclissa, ma siamo noi che eclissiamo Dio dal nostro tempo».
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