Appalti truccati in Lombardia: arrestato il braccio destro di Maroni

Bufera sulla Regione Lombardia. Tangenti per truccare gli appalti: ventuno persone in manette. Tra gli arrestati, Fabio Rizzi, braccio destro di Roberto Maroni e autore della riforma lombarda della Sanità. Il governatore ha convocato l’unità di crisi in Regione

Appalti truccati in Lombardia: arrestato il braccio destro di Maroni

Un nuova bufera giudiziaria si è abbattuta sulla Regione Lombardia. Tra le ventuno persone arrestate questa mattina c'è, infatti, anche Fabio Rizzi (leggi chi è), braccio destro di Roberto Maroni e autore della riforma lombarda della Sanità. Un ordine di custodia cautelare è stato emesso anche per la moglie di Rizzi alla quale sono stati, però, concessi gli arresti domiciliari. Il governatore ha subito convocato l'unità di crisi.

Le mogli (ai domiciliari) di Rizzi e del suo braccio destro Mario Valentino Longo sono accusate di aver favorito gli interessi dei mariti intestandosi il 50% delle quote di società odontoiatriche aperte insieme a una imprenditrice. Le indagini, avviate nel 2013, vertono su un giro d'affari per oltre 400 milioni di euro. Attraverso l'indagine "Smile" sarebbe stata ricostruita le modalità con cui un gruppo imprenditoriale è riuscito a turbare in proprio favore l'aggiudicazione di una serie di appalti pubblici banditi da diverse Aziende Ospedaliere per la gestione, in outsourcing, di servizi odontoiatrici. Gli imprenditori avrebbero, infatti, corrotto i funzionari preposti alla gestione delle gare. Le persone con funzioni pubbliche coinvolte nell'indagine sono una decina. Si tratta di funzionari che lavorano nell'azienda sanitaria di Desio e Vimercate, nell'ospedale Maggiore di Milano, al Bolognini di Seriate e negli ospedali di Busto Arsizio e Melegnano.

Per il gip Giovanna Corbetta appaiono di "particolare allarme" le condotte di Rizzi, presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, e di Longo che "hanno fatto del potere politico lo strumento per accumulare ricchezze, non esitando a strumentalizzare le idee del partito che rappresentano, a intimidire facendo valere la loro posizione, chi appare recalcitrante alle loro pretese". Dalle carte dell'inchiesta è anche emerso che la campagna elettorale dell'esponente leghista è stata interamente finanziata dall'imprenditrice del settore sanitario Maria Paola Canegrati. La sua società "Odontoquality", con sede ad Arcore, avrebbe consolidato "una posizione di sostanziale monopolio" che vinceva "la quasi totalità degli appalti". L'indagine va contestualizzata nella riforma della sanità lombarda che, all'inizio degli anni Duemila, aveva portato all'ingresso dei "privati", in ambito odontoiatrico, negli ospedali. Lo scopo dichiarato era quello di abbassare le tariffe delle cure dentali rispetto agli ambulatori privati. Per aver favorito la società "Odontoquality" Rizzi e Longo avrebbero appunto ricevuto come "remunerazione" il finanziamento della campagna elettorale per le regionali del 2003, una tangente da 50mila euro (pagata in contanti con l'intermediazione di un soggetto accusato di riciclaggio) e una serie di finte consulenze per 500 euro fatturate dalla moglie di Logno. Inoltre, stando a fonti investigative, sarebbe stata creata a loro favore una società che si occupa di ambulatori odontoiatrici in strutture sanitarie private, le cui quote sarebbero state intestate alla stessa Canegrati e, per interposta persona, a Longo e Rizzi.

Con una comunicazione in apertura dei lavori del Consiglio regionale il presidente dell'Aula, Raffaele Cattaneo, ha dato conferma dell’arresto del consigliere. "Una comunicazione irrituale che do con sgomento e grande tristezza", ha premesso, riferendo poi che "sul piano umano non è una notizia di cui dobbiamo rallegrarci", mentre "sul piano istituzionale è un altro duro colpo alla credibilità di questo Consiglio regionale, che stiamo cercando di recuperare". Le ventuno persone finite in manette sono ora accusate di "associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio". La notizia dell'arresto di Rizzi ha subito scatenato la sinistra giustizialista. Dem e grillini si sono uniti nel chiedere le dimissioni di Maroni. "Chi sbaglia davvero, non merita la Lega", ribatte Matteo Salvini sperando comunque che "le accuse si rivelino una bufala".

"Spero che alcuni magistrati non siano in campagna elettorale, è accaduto già troppe volte - tuona il leader del Carroccio - quanto fango e inchieste sulla Lega Nord finite nel nulla, senza neanche chiedere scusa". Infine Matteo Salvini ha sospeso Rizzi dalla Lega Nord: "Per il bene suo, della verità, della Lega e dei cittadini della Lombardia, il consigliere Fabio Rizzi è sospeso dalla Lega Nord".

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