Una nuova tegola giudiziaria travolge Chiara Appendino. È stata lei stessa ad aver raccontato, con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, di aver ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Torino. Nel mirino degli inquirenti "la consulenza affidata dalla Fondazione per il Libro" all'ex capo ufficio stampa Luca Pasquaretta per aiutare nella comunicazione il presidente Massimo Bray.
L'accusa di cui il sindaco di Torino dovrà rispondere è "concorso in peculato". Sotto la lente di ingrandimento dei pm di Torino, Enrica Gabetta e Gianfranco Colace, è finito un incarico del valore di 5mila euro lordi che Pasquaretta ha restituito quando è esploso lo scandalo. "Quando, alcuni mesi prima dello svolgimento del Salone del Libro, circolò sui giornali questa ipotesi - ha ricordato la Appendino nel post di Facebook - risposi in aula a un'interpellanza dichiarando che non era assolutamente intenzione dell'amministrazione procedere in tal senso. Nonostante questa posizione, quella consulenza venne comunque affidata dalla Fondazione (per il Libro, ndr)".
Secondo la ricostruzione dei pm, come rivela la stessa Appendino la consulenza a Pasquaretta "non fu poi svolta dall'interessato e, per questo, viene ipotizzato il peculato. Spetterà a lui difendersi e eventualmente ai giudici stabilire chi ha ragione". Nel suo caso viene, invece, ipotizza il "concorso" nello stesso reato poiché, secondo i pm, la consulenza sarebbe stata affidata e pagata con il suo "accordo".
Nel post su Facebook, la Appendino assicura di essere "tranquilla" e fa sapere che "quando in settimana" sarà "ascoltata dai pm" offrirà loro tutti gli elementi in suo possesso e di sua conoscenza per difendersi dalle accuse e "provare la correttezza" del suo operato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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