Aquarius senza un porto. E la Spagna dei buonisti stavolta rimane in silenzio

Nessuna indicazione alla nave con 141 profughi Sánchez cambia linea: ora vuole più soldi dall'Ue

Aquarius senza un porto. E la Spagna dei buonisti stavolta rimane in silenzio

Madrid - Da venerdì la nave Aquarius è di nuovo nella bufera. Vaga senza una meta per il Mediterraneo con un carico di 141 migranti salvati nelle acque libiche, e nessun invito a sbarcarli. Open Arms, la Ong spagnola proprietaria della nave, ieri, ha lanciato un drammatico appello, chiedendo a Bruxelles di aprire i porti. Ma questa volta, Madrid è rimasta in silenzio. Un segno tangibile che anche l'esecutivo del socialista Sánchez, preferisce rivedere la sua politica d'accoglienza, allineandosi all'Italia, accusata un mese fa dalla stessa Spagna e Francia di «mancanza di solidarietà e insensibilità» per avere rifiutato 600 migranti.

E, così, la «grande empatia» e la «impressionante solidarietà» della Spagna nell'accogliere i migranti respinti da Malta e Italia - parole di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea - sono diventate pura retorica. Madrid, a meno di due mesi dalle immagini di festa di Barcellona aperta ai «migranti che nessuno voleva», cambia rotta e respinge l'Aquarius. Pochi giorni fa, un centinaio di migranti era giunto a Cartagena, sfuggendo alla burrasca, ma non c'era nessuna autorità politica ad accoglierli. Gli stessi volontari di SOS Mediterranée denunciano il mancato intervento delle navi commerciali incrociate durante la navigazione: i mercantili temevano, in caso di trasbordo dei migranti, di essere rifiutati per molti giorni da spagnoli e francesi.

Ieri, mentre l'Aquarius chiedeva un porto a Bruxelles, il premier Sánchez incontrava a Sanlúcar de Barramed, Andalusia, la cancelliera Angela Merkel: sul tavolo la spinosa questione dei migranti e il timore di una deriva xenofoba di altri Paesi della Ue. «Siamo arrivati a un punto che se dico che un migrante è un essere umano, qualcuno mi critica», ha detto la Merkel, mentre Sánchez ha parlato di un patto di solidarietà con Francia e Portogallo, sottolineando che è fondamentale l'aiuto di Bruxelles.

A luglio la Ue ha concesso 55 milioni di euro alla Spagna, però Madrid ne chiede il doppio. Dal 2009, e fino a due mesi fa, la Spagna ha sempre applicato i respingimenti, limitandosi a soccorrere i profughi siriani (poi reindirizzati in Germania), e rimandare indietro, dopo le cure dovute, i migranti economici. Da giugno gli sbarchi sono aumentati e mancano le strutture di identificazione e accoglienza (Cate). Il ministero degli Interni si è accorto che con questo ritmo, presto sarà il caos, poiché manca un'autorità per coordinare i comuni dell'Andalusia, regione designata a diventare l'hub dei migranti.

Intanto nel Paese monta un malcontento intriso di razzismo. Da gennaio la Spagna ha accolto oltre 28 mila migranti, nel 2017 erano meno di 7 mila, di cui il 70% espulso coi voli charter. Madrid corre ai ripari e ha già cancellato tutti i «permessi straordinari» concessi ai migranti dell'Aquarius a giugno. «Con l'Aquarius Sánchez si è mostrato come il leader accogliente cui la sinistra europea può guardare con ammirazione. Ma il ritmo degli sbarchi e il ritorno degli assalti con guerriglia a Ceuta e Melilla lo ha punito davanti i suoi elettori», ha scritto El Mundo.

I comuni andalusi non riescono a contenere nelle strutture i migranti accolti che vagano come cani randagi senza cibo, sfuggendo alla polizia. Vogliono raggiungere la Francia, ma sono persi tra Medina e Chiclana dove abitanti mostrano più spavento che solidarietà.

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