Dopo i missili, Emmanuel Macron passa all'offensiva mediatica. Il presidente della Repubblica francese reagisce alle critiche piovute da destra repubblicana e sinistra estrema. Si accende la telecamera sulla prima intervista dopo l'attacco siriano e assume in prima persona la responsabilità: «Il presidente della Repubblica è il capo delle forze armate e abbiamo ordinato alle forze armate di agire», spiega. Lo fa davanti a due giornalisti noti per mettere al muro l'intervistato. Approvati, però, da Macron, ché alla vigilia della quinta apparizione in pochi giorni faceva sapere di non temere fuochi incrociati. Specie dopo l'azione con Stati Uniti e Gran Bretagna.
Per celebrare il primo anniversario del suo arrivo all'Eliseo, ecco allora lo «spiegone» sul perché mezza Francia sbaglia nel considerare illegittimo l'attacco in Siria. «Abbiamo concluso che l'utilizzazione del cloro attribuita al regime siriano abbia oltrepassato i limiti consentiti». E arriva l'affondo a Mosca: i russi possono essere considerati «complici» per l'attacco chimico a Duma dello scorso 7 aprile, perché «hanno bloccato i meccanismi previsti da una risoluzione dell'Onu» per impedire l'uso di armi chimiche in Siria. Intervenire al di fuori delle Nazioni Unite, non le ha posto problemi? «No, è un intervento perfettamente legittimo e nel quadro multilaterale, è la comunità internazionale che è intervenuta». La Francia non ha dichiarato guerra a Bashar al Assad, spiega: «In Siria combattiamo contro Daesh, facciamo parte di una coalizione internazionale. Questo è il nostro unico impegno sul campo».
Piena legittimità internazionale, ripete Macron. Anche se la Russia continua a opporsi all'attacco, e con Mosca l'Iran. «Non abbiamo causato nessun danno collaterale ai soldati russi», ribatte il presidente, ma come ottenere la pace con un atto di guerra?, la domanda. «Mi avete sempre sentito condannare azioni neocon, ma siamo intervenuti perché le risoluzioni del Consiglio di sicurezza non siano più lettera morta». Qual è dunque l'intenzione francese, dopo questo raid? «Non si può lasciare la Siria nelle sole mani di Assad, prepariamo oggi una soluzione politica inclusiva che permetta un quadro plurale e durevole». «Se avesse visto le immagini che abbiamo visto noi prima di agire, capirebbe che non avremmo potuto restare senza far nulla». E sulla decisione degli Stati Uniti di restare in Siria: «Dieci giorni fa, il presidente Trump ha detto che gli Usa hanno la vocazione di disimpegnarsi dalla Siria, l'abbiamo convinto, abbiamo convinto che fosse necessario rimanere lì, a lungo termine».
L'intervista dura quasi due ore e Macron non teme l'angolo. Il bilancio del primo anno è denso di contenuti. Ma la tabella di marcia procede con sondaggi tutt'altro che favorevoli: il 44% dei francesi giudica «deludente» l'azione presidenziale. È l'attacco in Siria potrebbe spezzare ulteriormente l'idillio. L'ambientazione scelta per spiegarsi è il National Theatre Chaillot di Parigi, e contrasta col piccolo villaggio nell'Orne, dove Emmanuel Macron ha rifiutato l'etichetta di «presidente dei ricchi». Il 67% dei francesi pensa che le politiche messe in campo da Macron siano favorevoli alle classi più agiate. La metà (il 36%) degli intervistati nell'ultimo sondaggio denuncia soprattutto la mancanza di ascolto.
La locomotiva del disagio sociale viaggia a ritmo di due scioperi a settimana. Continuerà fino al 28 giugno. Macron ha già avvertito che non cederà nulla sul merito delle riforme. Ma nel mezzo c'è agenda internazionale. Il 25 aprile sarà a Washington davanti al Congresso americano. In inglese, ribadirà l'asse privilegiato con Trump.
Senza trascurare Vladimir Putin. Resta infatti confermata la tappa a San Pietroburgo di fine maggio: «Ci sarò», ha detto Macron. «Con Putin parlo dall'inizio del mio mandato e non smetterò di farlo». Salvo sorprese drammatiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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