«Rivendichiamo il risultato della legge che impone il ritorno alla fatturazione mensile delle bollette telefoniche». Alessia Morani si era affrettata ad appuntarsi la medaglia al merito per l'inserimento nel Dl fisco dello stop al trucco dei pagamenti ogni 28 giorni che aveva introdotto di soppiatto una tredicesima fattura l'anno, con il risultato di aumentare le tariffe dell'8,6 per cento.
Una bella bandiera da far sventolare con vista sui seggi elettorali che si avvicinano. Una bandiera che però si sta rivelando illusoria. Tim, la compagnia con la fetta di mercato più grossa, ha anticipato il termine di 120 giorni fissato dalla norma inserita nel Dl Fisco per tornare ai pagamenti mensili. Ma i consumatori hanno poco da festeggiare perché la lettera, giunta per ora solo ai clienti business, contiene una brutta sorpresa. Anticipando lo stop previsto per legge, Tim annuncia che si torna a pagare su base mensile e «tale modifica non comporterà alcuna modifica della sua spesa annuale, ma si sostanzierà nella riduzione del numero di Canoni e Contributi addebitati in un anno (da 13 a 12)». Tutto bene? Il seguito della lettera spiega dov'è l'inghippo: «Per effetto della divisione della spesa annuale per 12 anziché per 13 l'importo di ciascun Canone risulterà maggiorato dell'8,6%». Un aumento che, guarda caso, coincide con quello incamerato con l'introduzione delle odiate bollette a 28 giorni.
E così, mentre il governo stappa lo spumante per il risultato che si è intestato il Pd e il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, la ex «compagnia di bandiera» (che ora batte bandiera francese), è la prima ad aggirare la norma: in poche parole, viene reso stabile l'aumento ottenuto con l'introduzione delle bollette a 28 giorni. Con un peggioramento: la stessa cifra che prima si pagava in 13 «rate», ora lo si paga in 12.
«L'unica difesa -dice Marco Bulfon, esperto di Tlc di Altroconsumo- è cambiare operatore, non tutte le compagnie sono così inclini alla pratica di rimodulare le tariffe». Non tutte, ma di sicuro le principali sì. La bollettazione a 28 giorni era stata adottata non solo da Tim, ma anche da Vodafone, Wind Tre e Fastweb (oltre a Sky). Il decreto varato dal governo dava 120 giorni di tempo alle compagnie per adeguarsi (quindi fino a marzo 2018). Al momento le rivali stanno alla finestra. Sebbene Vodafone sia stata la prima a fare mea culpa, sul sito della compagnia britannica, così come su quelli di Fastweb e Wind, continuano a comparire offerte la cui tariffa è sempre accompagnata dalla dicitura «ogni 4 settimane». Se Tim farà scuola, per gli utenti le opzioni si ridurrebbero di un bel po'. Sta di fatto che la legge si rivela aggirabile con una certa facilità.
A differenza di quanto avevano chiesto le associazioni di consumatori, non sono stati previsti risarcimenti automatici per il passato, ma solo sanzioni in caso non si tornasse alla bolletta mensile. Requisito che la mossa di Tim pare rispettare. «Ma per i consumatori è una vergognosa presa in giro -tuona Rosario Trefiletti, dell'Istituto studi sul consumo- e dovrebbe sentirsi preso in giro anche il governo e il ministro Calenda che aveva preso a cuore la questione. Spero che ora ci sia una nuova mobilitazione».
Con il Parlamento sciolto però, è probabile che l'attenzione politica sia rivolta altrove.
Resta da vedere se potrà fare qualcosa l'Agcom che finora aveva fatto il poco in suo potere: multare le compagnie per 1,16 milioni ciascuno. Pochino a fronte di 1,19 miliardi di ricavi ottenuti grazie alla tredicesima bolletta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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