New York - Il giorno del muro è arrivato: il presidente americano Donald Trump ha firmato un decreto esecutivo per ordinare la costruzione della barriera anti-clandestini al confine col Messico, dando seguito alla promessa fatta in campagna elettorale. «Grande giorno per la sicurezza nazionale. Tra le tante cose, costruiremo il muro!», ha affermato su Twitter il tycoon prima di siglare il documento aggiungendo che «una nazione senza frontiere non è una nazione, e noi oggi ci riprendiamo la frontiera».
Il progetto per la costruzione della barriera lungo i circa 3.200 km di frontiera tra Usa e Messico, che lambiscono quattro Stati americani - California, Arizona, New Mexico e Texas - e sei Stati messicani, non è ancora stato definito. Ma il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha spiegato che il muro sarà innalzato «appena possibile» e Trump lavorerà con il Congresso per lo stanziamento dei «fondi esistenti». Al momento, comunque, sono circa già mille i chilometri protetti da barriere e recinzioni costruite in tre diverse operazioni nel 1994, durante la presidenza del democratico Bill Clinton. Si tratterebbe quindi di aggiungerne altre, che in parte potrebbero essere anche una serie di reti metalliche o filo spinato, come ha spiegato Trump dopo l'elezione. Alla fine, quindi, potrebbe trattarsi di un'operazione tutto sommato limitata, non certo una nuova Muraglia cinese (l'esempio citato in passato dal neo Commander in Chief).
Il costo previsto è sugli otto miliardi di dollari, «al 100% a carico del Messico», come ha assicurato il re del mattone. Il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha ribattuto che non pagherà mai, ma il tycoon ha detto invece che questo accadrà, «in un modo o nell'altro». Inoltre, nell'ottica di rafforzamento delle leggi sull'immigrazione, saranno creati più spazi detentivi lungo il confine, sarà messa fine alla politica del catch and release (cattura e libera) dell'amministrazione Obama, e non saranno più concessi finanziamenti alle cosiddette «città santuario», quelle che proteggono gli illegali. Come New York, dove il sindaco Bill de Blasio è corso ai ripari presentando un piano di bilancio per il 2018 di quasi 85 miliardi di dollari, «pensato per far fronte alle sfide che arrivano da Washington». A suo parere, infatti, «gli immigrati sono una ricchezza e l'ossatura dell'economia della nostra metropoli».
E non è tutto, poiché nelle prossime ore Trump dovrebbe dare luce verde ad un ulteriore giro di vite, firmando diversi altri ordini esecutivi. Tra le misure in programma ci sono restrizioni temporanee all'ingresso in Usa per i richiedenti asilo e riduzione del numero di rifugiati ammessi, che verrà ridotto da 100mila a 50mila. Oltre a limiti, fino al blocco, dei visti concessi agli immigrati provenienti da Siria, Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen, considerati ad «alto rischio terrorismo».
Riguardo le restrizioni per i rifugiati, l'ipotesi più accreditata sarebbe un bando di diversi mesi per l'accesso da tutti i paesi, in attesa che il Dipartimento di Stato e il Dipartimento per la Sicurezza Interna possano potenziare il processo di verifica e controlli.
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