"Asia Bibi libera: anche il Papa prega per la sua vita"

«La giovane condannata a morte per blasfemia ha dalla sua parte tutto il mondo cattolico»

"Asia Bibi libera: anche il Papa prega per la sua vita"

«Sappiamo della grande sofferenza che vive Asia Bibi ma in questo momento occorre essere cauti perché tutte le volte che abbiamo fatto una campagna per liberarla, i fondamentalisti hanno reagito chiedendo l'esecuzione immediata e la sua morte. E finché il governo non mette a tacere questi gruppi di estremisti, il processo non vedrà mai la luce». A parlare è padre Bernardo Cervellera, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e direttore di Asianews, portale dedicato all'informazione religiosa soprattutto del continente asiatico. Asia Bibi, cattolica, è stata condannata a morte in Pakistan con l'accusa di blasfemia.

Padre Cervellera, che notizie abbiamo di Asia Bibi?

«Sappiamo della grande sofferenza che sta vivendo, ma sappiamo anche che tutte le volte che abbiamo fatto una campagna per chiedere la sua liberazione, ci sono stati gruppi di fondamentalisti che hanno protestato, chiedendo la sua immediata esecuzione. Per questo motivo, la chiesa locale invita ad essere cauti nel tenere manifestazioni a sostegno di Asia Bibi, così come raccolte firme o campagne per la sua liberazione, perché si rischia di creare reazioni negative dei fondamentalisti, impossibili poi da controllare».

Quale è il suo messaggio ad Asia Bibi?

«Lei sa che tutti i cristiani del mondo, il Papa in prima persona, la sostengono. Ma ora dobbiamo solo attendere, per evitare che ci siano nuove manifestazioni e minacce verso i giudici. Finché il governo non metterà a tacere gli estremisti e i fondamentalisti, il processo non vedrà mai luce. È la terza volta che è stato rimandato. Ma quando si terrà, verrà finalmente liberata».

È possibile, in Pakistan, il dialogo con l'Islam moderato?

«Nel Paese c'è una corrente fondamentalista cresciuta con i talebani negli anni Ottanta e Novanta. Sono state istituite almeno 20mila scuole talebane; il governo ha acconsentito e ora ci sono centinaia di migliaia di fondamentalisti. Ma è anche vero che in Pakistan ci sono musulmani moderati che vogliono convivere con i cristiani e le altre minoranze. D'altronde abbiamo avuto il martire cattolico, Shahbaz Bhatti, ministro delle minoranze ammazzato dai fondamentalisti, ma anche il governatore musulmano del Punjab, Salmaan Taseer, che si era schierato contro la condanna a morte di Asia Bibi e che voleva cambiare la legge sulla blasfemia. Ha pagato con la propria vita».

Quindi, non sono solo i cristiani a volere la liberazione di Asia Bibi?

«No, affatto. Ci sono tante correnti che chiedono la sua liberazione e soprattutto vogliono trasformare il Pakistan in un Paese moderno e aperto. Tra questi anche tanti parlamentari musulmani, perfino donne, che hanno chiesto l'eliminazione della legge sulla blasfemia, sull'adulterio e la lapidazione. Ma per le loro posizioni ricevono minacce e violenze».

Lei conosce molto bene l'area. In che condizioni vivono i cristiani in Pakistan?

«La situazione è di insicurezza totale, prima di tutto perché i cristiani rappresentano il gruppo più pacifico e più indifeso. L'insicurezza non è solo per i cristiani, ma di tutta la società pakistana. Non dimentichiamo che la maggioranza delle persone arrestate e in attesa di condanna per blasfemia è musulmana».

Dopo l'attentato kamikaze di Pasqua in un parco di Lahore che ha fatto oltre 70 vittime, come è la situazione in Pakistan?

«Il Paese è allo sfacelo. I governi passati hanno pensato di contenere il fondamentalismo ma in realtà lo hanno fatto riprodurre e amplificare.

Più del 50 per cento della popolazione è analfabeta e i giovani, per avere un futuro, sono costretti a frequentare le scuole talebane con la conseguenza che diventano fondamentalisti. C'è una carenza governativa nel rispondere ai bisogno della società: è in questo vuoto politico che si inserisce la proposta dell'estremismo».

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