Assalto alla cassa di Buzzi & C. Graziato il Comune: non pagherà

Mafia Capitale, dai rom alle associazioni troppi reclamano i danni agli imputati. Insorge la difesa di Carminati: "Non è un carrozzone"

Assalto alla cassa di Buzzi & C.  Graziato il Comune: non pagherà

Un po' processo, un po' «carrozzone», per dirla con l'avvocato di Massimo Carminati, Ippolita Naso. Lo stigma sociale che accompagna la sfilza di imputati per Mafia Capitale spinge molti a voler piazzare la propria bandiera tra le parti civili del processo al «mondo di mezzo». Ecco il Campidoglio e la Regione, l'avvocatura dello Stato e il Pd, in coda per strappare la certificazione di «parte lesa». E, in questa veste, pronti a lamentare danni e a batter cassa con Buzzi, Carminati& Co.Erano in 54 a rivendicare il diritto a prender parte al processo. Associazioni di categoria, di cittadini e consumatori, partiti politici e persino profughi e ospiti dei campi nomadi. Tutti schierati nell'aula del carcere romano di Rebibbia che ha ospitato la seconda udienza del processo a Mafia Capitale. Udienza dedicata proprio alla costituzione delle parti civili, tra momenti di tensione e scambi di accuse.E, come si diceva all'inizio, è stata ancora la difesa di Massimo Carminati ad animare la seconda puntata del processo-show, bollato nel corso della prima udienza come «processetto» dall'avvocato Giosuè Naso. Ieri sua figlia Ippolita, che insieme al padre difende il «cecato» e altri imputati, ha ripreso quella definizione per chiedere di non ammettere tra le parti civili quelle in odore di opportunismo. «Processetto o processo che sia - ha spiegato il legale - non dovrebbe mai essere scambiato per un carrozzone dove salire con pretestuose motivazioni, prive di un requisito di legittimazione».

E dunque «nessuna eccezione», ha proseguito l'avvocato, «se si costituisce il Comune di Roma o la Regione, ma ne ho molte per le associazioni: se in un procedimento penale si costituiscono parte civile Confindustria e i rom, c'è qualcosa che non va, che stona. Quali danni possono aver subito Confidustria o Sos impresa?». Quanto alla richiesta di costituzione da parte della federazione somministrazione e turismo, la Naso ha ironizzato, ricordando che buona parte delle intercettazioni ambientali che hanno riguardato Carminati «si sono svolte a tavola con i Ros che si sono sacrificati a sedersi a tavolini di bar e ristoranti per ascoltarli». Insomma, l'indagine avrebbe incrementato il giro d'affari degli esercenti, più che danneggiarli. Tutto sommato, e nonostante qualche schermaglia («sta facendo il processo!», ha replicato alla Naso il pm Giuseppe Cascini»), anche i pubblici ministeri si sono allineati sulla stessa posizione, dando parere favorevole solo alle parti civili «istituzionali» (ed escludendo la citazione come responsabile civile del Campidoglio, un bel favore al Comune). Mentre sono stati ancora più drastici i legali del «ras delle coop» Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi e Pier Gerardo Santoro. Quest'ultimo ha chiesto di escludere del tutto le parti civili. Comune e Regione per mancanza dei «requisiti formali necessari», le altre associazioni perché, secondo il legale, le contestazioni riguardano fenomeni di corruzione, non la qualità del servizio offerto dalla coop 29 giugno, dunque non vi sarebbero danni da lamentare per associazioni legate al sociale o per i singoli.

Un siluro al Partito Democratico l'ha riservato ancora la difesa di Carminati, chiedendo di non ammettere i dem al processo: «Tendo a escludere che Carminati sia mai stato iscritto al Pd, per i danni di immagine si rivolgano ai soggetti che rappresentavano il partito». Ultimo atto, la richiesta di replica delle parti civili. Respinta dal giudice tra le urla di molti dei legali delle 54 aspiranti parti lese.

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