Azione disciplinare per Emiliano: "Non doveva candidarsi alle primarie Pd"

Per Emiliano arriva una nuova azione disciplinare della Cassazione. La candidatura contestata dalla procura generale

Azione disciplinare per Emiliano: "Non doveva candidarsi alle primarie Pd"

Michele Emiliano finisce davanti al Consiglio superiore della magistratura. A carico del presidente della Regione Puglia e candidato segretario del Pd pende, infatti, un altro procedimento. Iscrivendosi a un partito e svolgendo attività partecipativa e direttiva in forma sistematica e continuativa avrebbe violato, si legge nell'atto di incolpazione, "la norma posta a garanzia dell'esercizio indipendente ed imparziale della funzione giudiziaria e valevole anche in relazione ai magistrati che non svolgano temporaneamente detta funzione".

Come spiega il Corriere della Sera, la Procura generale della corte di Cassazione contesta all'ex pubblico ministero in aspettativa la candidatura alle primarie del Partito democratico per la carica di segretario nazionale. La nuova "incolpazione" gli è stata comunicata nei giorni scorsi e va ad aggiungersi all'azione disciplinare avviata nel 2014 per l'iscrizione al Pd e il successivo ruolo alla guida regionale dello stesso partito. Secondo che il titolare dell'azione disciplinare, Emiliano avrebbe violato il decreto sugli illeciti disciplinari dei magistrati che vieta, appunto, "l'iscrizione o la partecipazione a partiti politici, ovvero il coinvolgimento nelle attività di centri politici".

Emiliano è stato autorizzato dallo stesso Csm ad andare in aspettativa per correre alle comunali di Bari e, dieci anni dopo, alla presidenza della Regione Puglia. Ma, come fa sapere il Corriere della Sera, il procuratore generale della Cassazione respinge l'interpretazione della legge data dal governatore pugliese. Una incolpazione che "è stata fatta a garanzia dell'incolpato - ha sostenuto il pg di Cassazione, Carmelo Sgroi - e riguarda sia il tempo successivo alle precedenti incolpazioni, quindi fino ad oggi, sia la presentazione della candidatura a segretario nazionale del Pd, che per statuto presuppone l'iscrizione al partito". Una tesi a cui la difesa del governatore ribatte con nove nomi di magistrati in politica, dalla senatrice Anna Finocchiaro al deputato Stefano Dambruoso.

Il "tribunale delle toghe" ha deciso il rinvio per inserire in tale procedimento anche l'incolpazione

suppletiva formulata dal procuratore generale di Cassazione. La sezione disciplinare ha, inoltre, respinto la richiesta della difesa del governatore pugliese di chiamare come testimoni nove magistrati in politica.

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