«Ma cos'è la destra cos'è la sinistra». Una canzone bellissima, profetica, senza tempo, irriverentemente vera. È Destra-Sinistra di Giorgio Gaber. Una fotografia dello stato culturale e politico del nostro Paese, ancora oggi. Un testo attualissimo anche se scritto nel 1994: allora il neo populismo non era ancora nato ma già Gaber aveva previsto la perdita di identità di questi due schieramenti e la grande confusione politica conseguente. Il suo interrogativo ci rivela che oggi che la destra e la sinistra non esistono più da un pezzo. Forse.
Se il bipolarismo è quasi scomparso a livello nazionale, a livello locale pare che nulla sia cambiato. Almeno questo è ciò che ci rappresenta l'Istituto Carlo Cattaneo. Dopodomani si terrà il turno di ballottaggio in 76 comuni superiori ai 15mila abitanti (compreso il Municipio 3 di Roma). L'Istituto Cattaneo ha stimato il grado di incertezza elettorale.
Nella maggior parte dei casi, per la precisione in 43 su 76, il ballottaggio prevede una sfida «tradizionale» tra il centrodestra e il centrosinistra. Il bipolarismo, dunque, esiste, e resiste. Mentre a Roma questi due schieramenti sono praticamente inesistenti, o per meglio dire ininfluenti, avendo preso il sopravvento i movimenti populisti di Lega nord e Movimento Cinque stelle, a livello locale sembra essere tutto come fossilizzato agli anni Novanta.
In altri 17 casi, una delle due coalizioni principali (centrodestra e centrosinistra) si troverà a competere con una lista civica. Se a questi si aggiungono i ballottaggi in cui il M5s competerà contro un candidato di centrosinistra o centrodestra, è evidente che le due coalizioni sono presenti, in un formato o nell'altro, in oltre il 90% delle consultazioni. E sono queste competizioni a rappresentare il vero ago della bilancia, a stabilire i vincitori e gli sconfitti di questa tornata elettorale.
Tuttavia, osservando la dinamica della competizione politica che ha caratterizzato tutti i ballottaggi italiani dal 2010 al 2018, si può notare la progressiva riduzione dei confronti bipolari tra centrodestra e centrosinistra nel corso degli anni.
Fino al 2012, questo tipo di competizione caratterizzava mediamente il 75% dei ballottaggi, mentre a partire dal 2013 anche come conseguenza della crescita dei consensi per il M5s e dell'incremento delle liste civiche i confronti diretti tra le due coalizioni «tradizionali» di centrodestra e centrosinistra si sono ridotti in media al 50%, vale a dire a un ballottaggio su due. In 14 comuni su 76 il M5s non ha neppure presentato un candidato.
In soli tre casi (Pomezia, Ragusa, Assemini), il candidato sindaco del M5s è risultato il più votato e si presenterà al ballottaggio con un vantaggio rispetto agli avversari. In 4 casi, invece, il M5s è stato ammesso al ballottaggio e si troverà a sfidare un candidato di centrodestra o di centrosinistra. Ma in ben 19 casi di ballottaggio, il Movimento 5 stelle si trova ad essere il terzo classificato.
Esistono casi, inoltre, in cui una rimonta elettorale appare poco probabile, considerate la forza del «primo» classificato e la distanza che lo separa dal suo sfidante. I ballottaggi di Ancona, Terni e, in misura minore, anche Sondrio rientrano in questa categoria di ballottaggi. Dall'altro lato, ci sono situazioni (come a Ragusa, Siena, Messina, Pisa e Massa) nelle quali il risultato dei ballottaggi è più incerto.
Ma sempre centrodestra contro Pd. Come vent'anni fa.«Tutti noi ce la prendiamo con la storia... ma io dico che la colpa è nostra... è evidente che la gente è poco seria... quando parla di sinistra o destra», cantava Gaber.
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