La bandiera europeista non è stata ammainata: solo Berlusconi l'ha capito

Il risultato di Macron rinforza la linea filo Ue E il Cav ha messo un freno alle derive populiste

La bandiera europeista non è stata ammainata: solo Berlusconi l'ha capito

A guardare con gli occhi di casa nostra il risultato del primo turno delle presidenziali francesi, colpisce soprattutto il fatto che non c'è politico che non rivendichi il voto di domenica scorsa come un suo successo personale. Tra interviste sui giornali, comparsate in tv, blog e post sui social, da destra a sinistra tutti vedono nel primo round della corsa all'Eliseo la conferma delle loro ragioni. La verità, però, appare più complessa. E al netto della cattiva abitudine tutta italiana di raccontarsi sempre vincitori e di non far mai autocritica, la Francia sembra dirci che la bandiera dell'europeismo, per quanto sgualcita, sventola ancora.

Difficile leggere in altro modo, infatti, il risultato di Emmanuel Macron, che con il suo 23,8% si è piazzato primo facendosi portavoce di una linea fieramente europeista. Un approccio in netta contrapposizione con quello di Marine Le Pen, che è sì arrivata al ballottaggio, ma senza andare oltre il 21,5%. E questo nonostante l'attentato sugli Champs Elysées di giovedì scorso che alla vigilia del voto ha rigettato i francesi nei giorni bui del Bataclan. La lezione che arriva dalla Francia, insomma, sembra dirci che il populismo e il nazionalismo sfrenato pagano fino a un certo punto e che comunque non sfondano nemmeno in un Paese che è da sempre la culla dello sciovinismo. Premia oltre ogni previsione, invece, la linea convintamente pro Europa di Macron, l'unico candidato in corsa per l'Eliseo a presentarsi con il simbolo dell'Ue in tutte le manifestazioni pubbliche. Esattamente l'opposto del percorso scelto in Italia da Matteo Renzi, che lo scorso novembre decise di togliere la bandiera dell'Unione europea dietro la scrivania dello studio da cui va in onda l'ormai tradizionale format matteorisponde. D'altra parte, l'ex premier negli ultimi mesi ha avuto un approccio piuttosto critico nei confronti dell'Europa, al punto che sulla manovra si è creato un vero e proprio corto circuito tra lui e il governo Gentiloni (di cui il Pd è azionista di maggioranza).

Visto il risultato di Macron e probabilmente ancor più dopo il ballottaggio del 7 maggio nel quale la Le Pen farà meglio del padre Jean Marie che nel 2002 si fermò al 17,8% contro Jacques Chirac, ma difficilmente sfonderà è altamente probabile che la politica italiana ricalibri la sua linea nei confronti dell'Europa. Che pur non piacendo e con tutti i suoi limiti sembra comunque restare l'unica alternativa credibile per una forza che voglia proporsi per il governo del Paese. Non a caso anche in Germania i due partiti che si contendono il primato sono Cdu e Spd, non certo movimenti anti-Europa.

In Italia leader fieramente filoeuropeisti non ce ne sono e forse anche per questa ragione, con l'obiettivo di coprire uno spazio elettorale che evidentemente esiste, che qualche mese fa Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino hanno lanciato il movimento Forza Europa. Un'operazione forse meno azzardata di quanto qualcuno pensava. D'altra parte, da qualche tempo anche Silvio Berlusconi ha avuto la percezione del vento che andava cambiando. Di qui la scelta di mettere un freno alla deriva populista della Lega e di silenziare Forza Italia su improbabili referendum per l'uscita dall'euro. Se la lezione francese dovesse prendere piede in Italia, infatti, per un centrodestra allargato al centro e non ciecamente ostile all'Europa gli spazi di manovra potrebbero essere molti.

Anche perché con una vittoria di Macron in Francia e una Germania comunque saldamente filo Ue sull'asse Merkel-Schulz, ci sarà un forte rilancio dell'iniziativa europea da cui l'Italia non ha alcun interesse ad essere esclusa. Ecco perché nelle prossime settimane potrebbero essere in molti, da Renzi ai Cinque stelle, a riconsiderare il loro approccio verso l'Europa.

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