Roma Cinquestelle in affanno. Travolti dallo scandalo dei rimborsi, per recuperare consenso ed elettori cercano di risalire la china attaccando le scuole paritarie. Il bacino nel quale vorrebbero pescare voti freschi è quello, affollatissimo, del mondo della scuola storicamente schierato a sinistra ma negli ultimi anni sempre più frammentato. Con la riforma della Buona Scuola voluta da Matteo Renzi poi si è generata una frattura tra docenti e Pd non ancora ricomposta. Insomma è il momento giusto per fare un po' di propaganda ed ecco che due giorni fa Luigi Di Maio, candidato premier per il M5s, primo tra tutti i leader politici ha firmato la petizione a favore della scuola pubblica italiana dello Snals che insieme a Gilda non ha sottoscritto il rinnovo del contratto con il governo Gentiloni. I Cinquestelle dunque ritengono utile a fini elettorali soffiare sul malcontento dei docenti della scuola pubblica.
Ed ecco che sul fronte scuola si manifesta anche il pensiero di Alessandro Di Battista, non candidato ma attivissimo in vista di un ritorno alle urne a stretto giro di posta. Durante un comizio in piazza in provincia di Rovigo Dibba ha sparato a zero contro il sistema dei finanziamenti alla scuola non statale. «Vogliamo cancellare qualsiasi forma di finanziamento pubblico alle scuole private e alle scuole paritarie che hanno raggirato la legge Berlinguer - ha detto Di Battista -. Vogliamo finanziare solo la scuola pubblica. Se vuoi andare alla scuola privata, paghi».
Sulla base di questa dichiarazione dobbiamo purtroppo dedurre che Di Battista non sa di che cosa parla. Afferma che le scuole paritarie hanno raggirato la legge Berlinguer. Ma è proprio con quella legge che è stato istituito nel 2000 il sistema nazionale di istruzione che riconosce alle scuole paritarie (che posseggono i requisiti di qualità richiesti dalla legge stessa) la funzione di servizio pubblico e dunque, in quanto tali, titolari del diritto ai finanziamenti anche se ridotti rispetto alle statali. Basta guardare al costo per alunno: uno studente delle superiori costa allo Stato circa 8.000 euro all'anno, quello della paritaria 8. E infatti chi frequenta le scuole paritarie paga già una retta. Ma forse, nell'ottica grillina, la cosa più grave è che Di Battista dimostra di non conoscere neppure quello che è scritto nel programma del suo Movimento nel quale si dice chiaramente di voler «abolire i finanziamenti statali alle scuole paritarie» ma «facendo salvi i finanziamenti per asili nido e scuola dell'infanzia nonché per istituzioni private in ossequio alla sussidiarietà».
Visto che quasi l'80 per cento delle paritarie è rappresentato appunto da nidi e materne se ne deduce che la presunta «cancellazione dei finanziamenti pubblici» sbandierata dai grillini riguarderebbe al massimo il 20 per cento di quella somma. Ovvero su circa 575 milioni di euro annui ne taglierebbero soltanto poco più di cento. Quello grillino dunque appare soltanto un proclama di facciata.
Se davvero il governo decidesse di tagliare quei finanziamenti nidi e asili paritari chiuderebbero e a quel punto sarebbe lo Stato a dover coprire quel servizio venuto a mancare. Operazione che costerebbe molto di più e dunque antieconomica.I grillini devono averlo capito ma forse Di Battista era assente il giorno in cui hanno spiegato quella parte del programma.
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