"Benvenuto sulla terra, premier. Io, populista, avevo ragione"

Paolo Del Debbio: "Denuncio da mesi l'emergenza profughi, ma per il Palazzo sinora l'unico problema era l'Italicum"

"Benvenuto sulla terra, premier. Io, populista, avevo ragione"

«Benvenuti sulla terra al premier Matteo Renzi e a tutti quelli che adesso si accorgono che il problema immigrazione è un problemone, le tv, la stampa, i giornaloni...».

Se c'è qualcuno che oggi, di fronte alle immagini della stazione Centrale di Milano o a quelle di Ventimiglia, ha il diritto di dire «io l'avevo detto» questo è Paolo Del Debbio. Giornalista tacciato a più riprese di populismo, conduttore con successo su Rete 4 , alla faccia del collasso di share di altri talk show, di Quinta colonna , da mesi lancia l'allarme sull'assalto degli immigrati all'Italia e sulla necessità di trovare una soluzione prima di arrivare al collasso.

Il collasso adesso è arrivato. Aveva ragione il populista Del Debbio...

«Come li chiamano quelli che si occupano dei problemi non del Palazzo ma della gente? Populisti. E io, rispetto a certe anime belle, preferisco avere un'anima sporca di realtà».

La politica è sganciata dalla realtà della gente?

«Quand'è che un problema interessa alla politica? Quando diventa un problema del Palazzo. E un problema diventa del Palazzo quando alcuni, trasmissioni televisive e giornali, la mia trasmissione o anche il vostro giornale, creano opinione su un tema. Solo a quel punto la politica si sveglia. In realtà il processo dovrebbe essere al contrario, dovrebbe essere la politica a vedere i problemi della gente, quelli di cui parliamo noi populisti. Ma non funziona così. Infatti sino a qualche settimana fa l'unico problema del Palazzo era l'Italicum, e io ero il populista che parlava di immigrazione. Ma chi se ne frega dell'Italicum, cosa importa alla gente dell'Italicum? Se un governo cade, deve cadere sulla povertà, sulla gestione degli immigrati. Sono questi i temi, il resto sono sciocchezze».

E ora politica e stampa hanno scoperto gli immigrati.

«E sono arrivate pure in ritardo. Ci son voluti 20 giorni perché si accorgessero della stazione di Milano».

Beh, la stazione di Milano mica era Lampedusa...

«Appunto, e infatti, sia pure tardi, si sono resi conto che il problema c'era. Sono tornati sulla terra lo stesso giorno di AstroSamantha. Sono scesi dall'Italicum e sono arrivati all'Italia. Eppure l'Italicum stava al primo posto nell'agenda, e io ero il populista che da mesi parlava di allarme immigrati».

Che effetto fa sentirsi dare ragione?

«Mi fa arrabbiare. Perché si è perso tempo. E perché comunque adesso scatterà il processo inverso, diranno: “Te ne eri occupato, ma non nel modo giusto”. È sempre così».

Dal suo punto di osservazione, qual è il nodo principale da affrontare sul fronte immigrati?

«C'è un enorme problema organizzativo. Non si può far partire un pullman da Crotone, farlo arrivare in un piccolo comune in provincia di Treviso e scaricare gli immigrati alla stazione senza nemmeno avvisare il sindaco. Oppure nella Bergamasca, 145 immigrati mandati in un paesino (Lizzola, ndr ) che ha 150 abitanti. Questa non è assenza di prospettiva politica, è assenza di materia grigia, vorrei davvero conoscere chi ha avuto questa bella idea».

Consigli al premier Renzi?

«Benvenuto sulla terra anche a lui. Adesso Renzi dice che la quota di 24mila profughi da redistribuire assegnata all'Italia è una pagliacciata, ma quando è stata decisa ha parlato, con la Mogherini, di “risultato epocale”. Sarebbe meglio togliere la “e”, quello della Mogherini è un risultato “pocale”, e il premier se ne accorge ora e reclama cambiamenti».

Che

fare?

«L'Italia deve studiare iniziative che blocchino il flusso. Non possiamo aspettare l'Europa, l'Onu. Prendiamo esempio dagli inglesi: loro recuperano gli immigrati e poi li consegnano a noi. Facciamo altrettanto».

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