A ventino addio ma pollice verso sulle riforme. Forza Italia ratifica l'orientamento del Cavaliere in una riunione del gruppo alla Camera. Non c'è il pienone, a dir la verità: 25/30 deputati su 70. Tuttavia si vuole fare il punto sulla linea da tenere in vista del voto finale sul nuovo Senato. Partita che dovrebbe chiudersi martedì prossimo. Introduce la questione Francesco Paolo Sisto che, fino a quando il patto del Nazareno era vivo e vegeto, era uno dei relatori delle riforme istituzionali a Montecitorio: «Finché c'è stato il patto abbiamo lavorato con il Pd, a tratti anche bene, e votato cose che non ci piacevano fino in fondo - dice - Poi, andata come andata, è ovvio che ora possiamo sentirci liberi di dire sì solo a quello che ci piace». Già, ma cosa? Nel complesso le riforme vanno bene o no? Il gruppo, all'unanimità, ritiene di no. Certo, con sfumature diverse; che vanno da chi ritiene che in ogni caso «il Paese vuole riforme» (Gregorio Fontana, vicino a Verdini) a chi ha applaudito alla scelta dell'Aventino (Brunetta in testa). Dalla riunione esce una linea dura ma non durissima nel senso che Forza Italia rientrerà in Aula abbandonando la protesta in stile Grillo. Lo stesso capogruppo Brunetta, nei giorni prossimi, lavorerà per presentare una ventina di ordini del giorno per correggere qualcosa, ma saranno soprattutto battaglie di bandiera visto che i numeri per approvarli non ci sono. Quello che importa è che gli azzurri, al voto finale al provvedimento, diranno di no. Al semaforo rosso di Fi ha decisamente contribuito il fare definito «arrogante» del premier: definizione di Brunetta ma condivisa da molti.
Incalzare il premier, quindi. Questa la linea berlusconiana che si traduce, questa volta al Senato, in una richiesta al governo di costituirsi parte civile nel processo di Trani: «Domani (oggi per chi legge, ndr. ) scadono i termini e fino a ora non è avvenuto nulla», denuncia il senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri illustrando l'interrogazione a firma sua e di Paolo Romani e Anna Maria Bernini. La vicenda riguarda il procedimento giudiziario aperto nei confronti dell'agenzia di rating, Standard & Poor's che nel 2011, governo Berlusconi, declassò il rating italiano da A a BBB+. Secondo l'ipotesi accusatoria della Procura, il ministero dell'Economia pagò poi 2,5 miliardi di euro per l'estinzione di un contratto derivato con Morgan Stanley. Lettieri rilancia quindi la proposta di una commissione d'inchiesta «per capire se le ipotesi del complotto di cui si parla con riferimento alla volontà di screditare il governo Berlusconi fino alle sue dimissioni hanno fondamento o no».
Berlusconi che, domani, presterà servizio a Cesano Boscone per l'ultima volta visto che l'affidamento in prova ai servizi sociali terminerà ufficialmente l'8 marzo. Il Cavaliere potrà lasciare Arcore come e quando vorrà, senza dover chiedere il permesso al magistrato; potrà rincasare oltre le 23, rimanere a Roma o partecipare a qualsiasi appuntamento politico in ogni parte d'Italia e in qualunque giorno della settimana. Una buona fetta di libertà riconquista che il Cavaliere ha intenzione di spendere per rimettere ordine in un partito che pare senza bussola; e soprattutto senza quattrini vista la nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti.
Legge che pone un tetto anche al finanziamento privato; motivo per cui Berlusconi può fare ben poco e Brunetta lo ha ricordato giusto ieri chiedendo ai deputati di «darsi da fare per reperire fondi»; e consegnando pure un modulo per le donazioni personali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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