Salvini morde Berlusconi e Berlusconi si morde la lingua. Certo al Cavaliere non fa piacere che il capo del Carroccio, ormai ogni giorno, lo accusi di collusione con il nemico Renzi per motivi aziendali. Tuttavia l'ex premier decide di non replicare. Per ora. Un silenzio che alimenta le voci di un possibile riavvicinamento ai partitini di centro (Verdini & Alfano), non ostili al Pd. Determinante la scelta di sostenere Marchini smarcandosi dal tandem Meloni-Salvini. Un'opzione, questa, che ha fatto scattare gli applausi di alcuni alfaniani che sognano un Cavaliere - dicono - «lontano dai populismi leghisti». In privato, però, Berlusconi continua a predicare di voler ancorare in modo netto la sua Forza Italia all'opposizione perché alternativa a Renzi e al renzismo. Il problema è il compagno di strada.
Non è un mistero che Berlusconi si sia sempre trovato più a suo agio con l'amico Bossi e molto meno con il ruvido Salvini; così come è risaputo che preferisca di gran lunga colloquiare con un Maroni o un Calderoli piuttosto che con il giovane Matteo. È vero che quest'ultimo è rossonero sfegatato ma nelle ultime settimane il leghista mena fendenti pure sul Milan. Dalle parti di Arcore sgorga fastidio. Nonostante ciò Berlusconi, pur sforzandosi, ripete che «il centrodestra deve stare unito e così sarà. Noi siamo diversi ma la Lega è un nostro alleato tradizionale e deve continuare ad esserlo. Con il Carroccio governiamo bene tante realtà: dalla Lombardia al Veneto, passando per la Liguria». Resta lo strappo di Roma, con i suoi strascichi polemici e il conseguente gelo il Carroccio che non accenna a diminuire. E qui s'innestano i consiglieri del Cavaliere: alcuni lo mettono in guardia in modo brutale sostenendo che «Salvini vuole rompere». Altri danno una lettura opposta: «Salvini vuole ricucire perché sa che da solo non va da nessuna parte». La sintesi la fa il Cavaliere quando dice ai suoi: «Roma è un'eccezione. E poi al ballottaggio ci andrà Marchini e con Lega e Fratelli d'Italia ci ricompatteremo al secondo turno».
Dal canto suo Salvini continua a punzecchiare il leader degli azzurri su più fronti. Sulle aziende: «Renzi occupa ogni buco di potere che trova, se uno come Berlusconi ha un'azienda che può perdere milioni di euro per una legge, prima di sparare contro il governo ci pensa due volte». Sul Milan: «Berlusconi deve vendere la società. Siamo riconoscenti per quello che ha fatto negli ultimi 30 anni ma ormai è un'agonia. Vendiamo, anche a un marziano. È la società che non va». Berlusconi non risponde anche se una mano arriva dall'amico Bossi, in versione fuoco amico leghista: «Tra me e Berlusconi c'era un'empatia personale che con Salvini manca - riconosce il Senatùr - Forse gli anni di differenza tra di loro sono troppi. Oppure conta il fatto che Salvini vuole rottamare Berlusconi per fare il leader del centrodestra».
Un concetto, quest'ultimo, che si sente spesso in Transatlantico e che viene utilizzato dai verdiniani che, soprattutto in Senato, sono tornati in pressing sui forzisti. Loro, i verdiniani, cercano ancora di fare da calamita ed auspicano una riedizione del patto del Nazareno. Le loro sirene suonano più o meno così: «Il vero nemico del Cavaliere e delle sue aziende non è Renzi ma Grillo. E siccome ora Berlusconi non riesce a vincere su tutti, tanto vale che dia una mano a chi non gli è particolarmente ostile». Sotto i riflettori, tuttavia, Berlusconi non abbocca. E promette di andare allo scontro finale nella battaglia che conta davvero: quella del referendum sulle riforme.
Ma da qui ad autunno ne passerà di acqua sotto i ponti. Nel futuro prossimo, per esempio, c'è il voto sulle unioni civili. E proprio ieri Forza Italia ha deciso di lasciare libertà di coscienza pur votando compatta «no» alla probabile fiducia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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