Berlusconi riporta la barra al centro e striglia Fdi e Lega: "Così aiutano Renzi"

Il leader di Forza Italia non ha dubbi: "I loro toni estremistici allontanano gli elettori moderati e li spingono verso il Pd Bertolaso è il migliore, funzionerà"

Berlusconi riporta la barra al centro e striglia Fdi e Lega: "Così aiutano Renzi"

Roma - Ad Arcore non è andato giù il tandem-pensiero del duo Meloni e Salvini. Intervenuti all'unisono sul Corriere della Sera, i leader di Fratelli d'Italia e Lega hanno più o meno in coro bastonato il Cavaliere: «Così aiuta Renzi». Un'accusa, questa, che ferisce non poco Berlusconi incerto se rispondere per le rime o meno. Certo, certissimo, invece, il suo pensiero: «Non sono io che aiuto Renzi ma loro. Sono i loro toni estremistici ad allontanare i moderati. È cavalcare la protesta e rincorrere i populismi che spaventa il nostro elettorato, spingendolo verso Renzi». Insomma, Berlusconi, pur senza provare alcuna nostalgia del Nazareno, riporta la sua Forza Italia verso il centro e lì la inchioda: «Noi non siamo la destra ma siamo alleati a loro. Noi siamo il centro e i nostri valori di riferimento sono quelli del Ppe. Non siamo lepenisti». Questo il pensiero di Berlusconi convinto pure delle ricette per riacquistare i consensi perduti: «La nostra proposta è quella liberale; funziona e funzionerà». E pure sulle candidature non arretra di un millimetro: «Bertolaso è e resta il candidato migliore. Non è un politico ma un campione del fare: l'unico in grado di risolvere i problemi di Roma». Ancora più esplicito Antonio Tajani, il fedelissimo berlusconiano che si rimpalla tra questione romane ed europee: «Non si conquista Roma polemizzando con il Papa e offendendo il presidente della Repubblica - dichiara Tajani - servirebbe la consapevolezza di voler rappresentare un ceto medio moderato di commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, professionisti, dipendenti pubblici desiderosi di meritocrazia. Invece, nei contenuti e negli slogan, prevale una deriva estremistica». Quella di Meloni e Salvini per la quale un pezzo di Forza Italia prova fastidio.

Qualcuno sussurra che la decisione di sostenere Bertolaso senza se e senza ma sia in realtà frutto di una nuova svolta berlusconiana, in qualche modo malinconico del suo antico rapporto con Renzi. Ma questa lettura non trova conferme negli ambienti più vicini al Cavaliere. «Berlusconi continua a non voler fare alcuno sconto al premier e non c'è alcun ripensamento sul patto del Nazareno», dice un parlamentare a lui vicino. Il quale, sull'episodio romano, evidenzia un altro aspetto troppo spesso dimenticato. «In politica, come nella vita, conta la parola data; e Berlusconi ha una parola sola. Sono Meloni e Salvini che hanno cambiato idea mancando di rispetto a Bertolaso e all'elettorato». Ora, però, c'è chi sottolinea il rischio che il perimetro dell'alleanza di centrodestra potrebbe cambiare e quindi andare in frantumi. Un'ipotesi, questa, che non auspica neppure il Cavaliere. È sempre Tajani che si premura di gettare acqua sul fuoco di un possibile incendio: «Noi stiamo lavorando per Bertolaso ma se al ballottaggio dovesse arrivare un altro candidato voteremmo quello di centrodestra. Non c'è animosità da parte nostra». Animosità no ma di fatto con gli alleati resta il gelo. Né leghisti né fratellitalioti hanno fretta di farsi vedere dalle parti di Arcore né da Arcore arrivano richieste di incontri per sciogliere gli altri nodi legati alle candidature nelle altre città al voto. Probabile, quindi, che il centrodestra si presenti a macchia di leopardo in tantissime realtà: da Torino a Napoli passando per Caserta e Latina.

Ovviamente la freddezza tra Lega e Forza Italia piace ai centristi

di Alfano. Sia Casini sia Schifani fanno subito partire gli applausi: «Berlusconi a Roma ha aperto una prospettiva che può essere interessante», dice il primo; «da Berlusconi un guizzo di coerenza», gli fa eco il secondo.

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