«Insufficiente» è il voto di Silvio Berlusconi all'anno di governo di Paolo Gentiloni, «al di là della personale cortesia del premier». Con la sinistra fuori gioco, dice il leader di Forza Italia in un'intervista al Corriere della Sera, per «il crollo verticale dei consensi» legato non alla leadership di Matteo Renzi ma all'«esaurimento della funzione storica di quel partito», la sfida è «fra i moderati come noi, che si riconoscono nei valori liberali e cristiani del Ppe, e movimenti ribellisti, pauperisti, giustizialisti, come i grillini».
Moderati è la parola chiave per il Cavaliere, quella che può attrarre nel centrodestra molti delusi dalla politica, soprattutto del ceto medio, che spesso si sono astenuti dal voto. Per aumentare l'offerta, accanto a Fi, Lega e Fdi, è nato il centro di «Noi con l'Italia», di Fitto, Lupi e Romano. Ieri ha raggiunto un accordo politico anche con l'Udc di Lorenzo Cesa e il nuovo soggetto politico, che vuole essere «unito e competitivo», punta agli elettori liberali e cattolici.
Mentre il partito di Angelino Alfano si sfalda, il coordinatore nazionale di Ap Antonio Gentile si dimette per entrare in Fi, in polemica con la scelta di Beatrice Lorenzin e dei pochi rimasti per il centrosinistra. L'ex sottosegretario allo Sviluppo non si candiderà, ma invita parlamentari, consiglieri regionali, provinciali, sindaci e militanti centristi «a votare per l'unica forza moderata e liberale esistente nel nostro Paese, rappresentata da Fi e dal suo presidente Silvio Berlusconi». Dicono che nella sua Calabria, dove Ap aveva l'8-10%, potrebbe far scattare per Fi 4 seggi in più, ma Gentile ha amici anche in Sicilia, in Campania. Già lo seguono il coordinatore calabrese di Ap, Piero Aiello e 5 consiglieri regionali. Il Cav apprezza la scelta «nobile e responsabile che va nella direzione dell'allargamento dell'area moderata» e si dice certo che farà «crescere Fi in Calabria e a livello nazionale». Gentile critica lo «snaturamento» di Ap, il fallimento del progetto di «una forza di centro autonoma, liberale e riformista», la mancanza di valori e la «ricerca di una innaturale mutazione genetica che lo spinge fortemente a sinistra». Il senatore ringrazia Renzi e Gentiloni per averlo voluto nei loro governi e ora cerca «una pausa di riflessione».
L'operazione centrodestra inclusivo del Cav prosegue. Con la Lega di Matteo Salvini, spiega, «non abbiamo passi avanti da fare, perché l'alleanza c'è e funziona», al di là dello «stile» diverso. Di patti o notai non c'è bisogno. Ma il leader del Carroccio, mentre candida Roberto Maroni alla presidenza della Lombardia, ripete che vuol fare il premier e insiste sul «patto pubblico» davanti agli italiani. «Mi fa piacere - dice di Berlusconi, in un'intervista a Libero - averlo alleato e che sia tornato in auge. Rispetto a lui, io ho l'orgoglio di non aver mai sostenuto governi tecnici o del Pd».
Frecciate che il Cav ignora. Lui parla della riforma fiscale, che beneficerà il ceto medio abolendo «imposte su successione e donazioni, prima casa e prima auto» e della Flat tax, che «determinerà un aumento e non una diminuzione del gettito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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