Non solo «pericolosi», i 5 Stelle, ma anche «profondamente invidiosi» verso il ceto medio e nutriti dall'«odio per gli imprenditori». Questi «eroi», a sua immagine e somiglianza, Silvio Berlusconi vuole portarli al governo e in Parlamento, perché il nuovo corso s'ispiri all'«etica del lavoro», alla «cultura del fare».
In un intervento telefonico alla Confederazione della piccola media impresa privata e poi in un'intervista al Tg5, il leader di Forza Italia attacca il M5s, «il grande pericolo, peggiore dei comunisti nel '94 ». Dice che, con il suo «programma delirante manderebbe in rovina il nostro Paese» e «distruggerebbe il ceto medio».
Alla Confapi si fa subito riconoscere, s'identifica con gli interlocutori («Io sono un imprenditore come voi. Noi crediamo nelle stesse cose»), come qualche giorno fa alla Federanziani, rivolgendosi ai suoi «coetanei» e archiviando il tabù dell'età. E al Tg5 il Cavaliere torna sull'istituzione di un ministero per la terza età, «per una delle vere emergenze del Paese, la condizione degli anziani, con 3 milioni che rinunciano alla cure». Ripete che bisogna portare a mille euro al mese le pensioni minime, per 13 mensilità. Parla anche delle «nostre mamme», le casalinghe che dovrebbero avere gratis assistenza sanitaria, cinema e altri servizi. Dei giovani, che «pagano gli effetti di una politica economica miope» e per i quali bisogna creare crescita e lavoro. «L'Italia - dice il Cav- deve tornare a crescere almeno del 2% l'anno. Ci riusciremo con introduzione della flat tax, lasciando più risorse a famiglie e imprese, tagliando tutte le tasse per chi assumerà giovani sotto i 30 anni, per 3 anni e ancora 3».
Gli imprenditori riuniti per i 70 anni della Confapi, il leader azzurro li incoraggia: «Voi svolgete una funzione fondamentale nel nostro Paese, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello sociale e civile. L'impresa è il motore dell'economia, alla quale non bisogna creare ostacoli. Ma oggi in Italia fare l'imprenditore è diventato molto difficile e addirittura rischioso. Per questo sono ancora in campo, per inserire nella cosa pubblica la vostra cultura del fare, il credo nei risultati concreti e nell'etica del lavoro». Tutto quello, spiega poi il Cav, che i 5 Stelle non sono. «Li conosco bene, sono un genere senza ne arte né parte. L'87% non ha mai fatto una dichiarazione dei redditi, non ha né case né risparmi, nulla. Vivono solo dell'emolumento parlamentare». Quanto al loro programma, propone «tasse sulle case le più alte al mondo e un'imposta di successione al 45 per cento». Berlusconi vuole «evitare ad ogni costo che il Paese cada nelle loro mani» e chiede l'aiuto degli imprenditori, faccia opposta e operosa della società. «Vogliamo portare alla guida del Paese persone come voi, non lasciatemi da solo in questo sforzo». L'ex premier spiega che è necessario «un cambiamento radicale per realizzare uno Stato, una burocrazia e una giustizia all'altezza di nostre aspirazioni». La svolta sarà importante per la piccola e media impresa, «quella che incontra le maggiori difficoltà, i maggiori oneri e svantaggi competitivi: tasse soffocanti, burocrazia asfissiante, tempi risposta lunghissimi e una giustizia che non funziona e molto spesso è di parte».
A chi non vota, «per delusione, rabbia, rassegnazione», il Cav dice che «è necessario per interesse loro
e dei loro figli». La proposta è quella di fare insieme «una vera e propria rivoluzione liberale, pacifica, ma non per questo meno radicale e profonda». Solo così, fermando il M5s, si avrà «sviluppo e benessere diffuso».
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