MilanoSta incontrando imprenditori e professionisti per convincerli a scendere in campo («poi però tornano a casa, parlano con la famiglia o in azienda e gli dicono “chi te lo fa fare, poi fanno a te quello che hanno fatto a Berlusconi”»), nel frattempo testa e dà consigli da esperto di comunicazione televisiva ai nuovi azzurri emergenti per lanciarli nei talk show nazionali e rinnovare il volto del partito anche in tv. E annuncia di voler scrivere un libro «sulla mia amatissima Milano», da dove ripartirà - è convinto l'ex premier - la riscossa primaverile del centrodestra con la tornata amministrativa. In prima fila, al teatro Dal Verme per l'iniziativa «Rialzati Milano», c'è un pezzo di stato maggiore di Fi - da Romani alla Gelmini, al governatore ligure Toti -, che in attesa dell'arrivo di Silvio Berlusconi prepara il terreno indicando la linea per tornare a vincere: trovare personalità nel mondo dell'impresa e delle professioni (il modello Brugnaro, vincente a Venezia, ma anche i precedenti di Albertini e della Moratti a Milano) e poi superare le differenze in una vasta coalizione di centrodestra («la differenza la farà la somma dei nostri voti» ripete Toti che proprio così ha strappato la Liguria al Pd).
Il nome per Milano arriverà, promette Berlusconi, «entro 10-15 giorni, «perché la campagna elettorale deve cominciare in fretta». La figura che Berlusconi ha in mente, anche per Roma che è tornata espugnabile dopo il caso Marino, è quella non di un politico: «Milano e Roma devono essere amministrate come grandi azienda con squadre di manager, servono qualità imprenditoriali. Ho due candidati in testa ma deve esserci accordo tra le forze politiche» spiega Berlusconi, anche se i nomi di Salvini (che però ultimamente avrebbe «escluso l'ipotesi») e Meloni «sarebbero buone opportunità». Del Debbio, invece, «si diverte troppo a fare le trasmissioni in tv, fa uno dei talk show di maggior ascolto e ha una popolarità» che verrebbe danneggiata da un impegno politico, mentre in pista ci sarebbe Adriano Alessandrini ex sindaco che ha fatto di Segrate, assicura il leader Fi, «una cittadina pulita piena di fiori, una piccola Svizzera». La scelta arriverà presto e sarà determinante, visto che «a sinistra non ci sono al momento candidati temibili» dice Berlusconi.
L'obiettivo finale però è un altro: «Rivincere alla grande nel 2018 e riportare in Italia la de-mo-cra-zia!» scandisce infervorandosi l'ex premier, dopo aver raccontato i «quattro colpi di Stato» che avrebbero inquinato la vita pubblica da Mani pulite alla sua decadenza dal Senato. Di spazio per un nuovo Nazareno, ad ascoltare il tono di Berlusconi, non sembra essercene molto. Renzi è «un signore che non è mai stato eletto, alla testa di un governo che si regge alla Camera su 130 deputati dichiarati incostituzionali, e al Senato da 32 senatori che hanno tradito il voto degli elettori di centrodestra e sono diventati stampella della sinistra». E poi: «Questa persona (Renzi, ndr ) ha dimostrato più volte una volontà di potere che ci deve preoccupare, sta organizzando un regime con un uomo solo al comando, padrone di una lista unica e di una camera sola che fa la legge senza più il Senato a fare da contrappeso senza controlli».
Per Berlusconi non bisogna solo vincere ma stravincere «con il 20-30% di voti in più», perché altrimenti con uno piccolo scarto la sinistra imbroglia le carte. Il metodo («convincere almeno un quinto dei 26 milioni di italiani moderati che non votano più, magari conquistandone la simpatia con l'aiuto di una storiella»), c'è. Ora, risponde Salvini, mancano solo i nomi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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