Bersani ha ricominciato a fare battute, segno che è tornato in forma (cosa di cui, sul piano personale, mi compiaccio davvero). «Dopo l'ultimo incontro del Nazareno - ha detto ieri - il titolo Mediaset è salito del sei per cento, bisognerebbe estendere il patto anche ad altre aziende», lasciando intendere chissà quali verità nascoste. Non è che Bersani di Borsa e finanza se ne intenda molto. Quando era il capo assoluto del Pd la sua banca di riferimento, il Monte Paschi, si è mangiata alcuni miliardi di euro che abbiamo dovuto coprire noi (uno dei regalini del governo Monti). Lui è abituato così: da buon comunista è convinto che il valore delle aziende debba essere deciso nei vertici politici - tanto, se sono sbagliati, poi arriva mamma Stato a ripianare - e non dal libero mercato. Se Bersani avesse almeno letto i giornali avrebbe appreso che proprio in quelle ore il mercato aveva puntato i riflettori su voci e ipotesi che riguardano il futuro di Mediaset ed evidentemente le aveva trovate interessanti.
La questione, ovviamente, non è tecnica ma politica. Se lo «smacchiatore di giaguari» Bersani tira dentro Mediaset nel suo personale scontro politico con Renzi, vuole dire che la guerra della minoranza Pd al premier sarà senza esclusione di colpi. Rimaniamo convinti che è solo questione di tempo e che prima o poi quel partito salterà in aria. Quelli come Bersani non possono reggere ancora a lungo l'idea di essere stati espropriati da un ragazzino, non sopportano che Berlusconi conti più di loro nella messa a punto delle riforme. Non accettano che Berlusconi sia ancora vivo, dopo tutto quel ventennale e certosino lavoro fatto per ucciderlo.
Al primo vero passo falso di Renzi, Bersani e i suoi sferreranno l'attacco. Questa è l'aria che tira, aria che per contrappasso sta per rinfrescare le stanze del centrodestra. Alfano appare sempre più dubbioso di legare il suo destino a quello di questo Pd. E Berlusconi non nasconde la possibilità di mettere una pietra sopra a quello che è accaduto lo scorso anno. Non risulta che i due si siano parlati, ma i segnali sono chiari da ambo le parti.
Difficile del resto immaginare - per un partito che si dice di centrodestra - un futuro con quella fetta importante di sinistra che insieme ai sindacati aizza gli scontri di piazza (come è successo venerdì in mezza Italia) e che vuole mettere alla berlina - come ha fatto ieri Bersani - una delle più importanti aziende del Paese. È un film che abbiamo già visto e che non vale la pena di riavvolgere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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