Bertolaso rimane in corsa «Me lo ha chiesto Berlusconi»

Il nodo Roma non si scioglie. Il candidato azzurro convoca i giornalisti e ribadisce che non mollerà: «La mia corsa dà fastidio». Sfuma la ricomposizione del centrodestra

Bertolaso rimane in corsa «Me lo ha chiesto Berlusconi»

I nodi su Roma non si sciolgono ancora ma si va verso una rottura dell'alleanza, almeno per la Capitale. Altra giornata campale per Forza Italia che si divide al cospetto del suo leader. Il quale, in mattinata, aveva aperto l'ufficio di presidenza per consultarsi con i suoi. E subito è andata in scena la frattura nel partito tra chi sosteneva la necessità di tutelare l'unità della coalizione (e quindi convergere sulla Meloni, candidata con più chances di arrivare al Campidoglio) e chi paventava la subalternità alla Lega qualora si fosse virato sulla Meloni. I primi a parlare sono stati Paolo Romani, Giovanni Toti e Altero Matteoli. In sostanza hanno tutti sostenuto, dati alla mano, che un centrodestra unito sarebbe stato in grado di battere la sinistra e che una corsa solitaria a Roma avrebbe rischiato di portare il partito all'irrilevanza. «Da soli ci si schianta» è la sintesi migliore della loro tesi.

Peccato che subito dopo s'è fatta sentire l'altra campana, rappresentata dall'ala romana di Forza Italia e capitanata da Antonio Tajani e composta da Renata Polverini, Marcello Fiori, Anna Grazia Calabria. «Presidente, convergere sulla Meloni significa abdicare al tuo ruolo di leadership. Quelli lì (i leghisti) vogliono farci fuori mentre la Meloni vuole solo i nostri voti. È una trappola». La seconda fazione lavora da tempo a un'intesa tra Bertolaso, Marchini e Storace, temendo una deriva lepenista ed estremista di Forza Italia. «Non possiamo inseguire le felpe di Salvini; noi siamo moderati e dobbiamo guardare al centro», è la loro sintesi estrema.

Il Cavaliere ascolta tutti. Trova ragioni da entrambe le parti e alla fine si carica sulle spalle l'ennesima grana. Aveva detto «Pensateci voi», tempo fa. Ma siccome la quadra non s'è trovata l'ex premier viene reinvestito dell'onere di risolvere il rebus. Berlusconi riceve quindi «pieno mandato a cercare una convergenza tra le forze politiche della coalizione». E ancora: «Fermo restando le candidature di Meloni e Bertolaso». Già, Bertolaso. Mister Emergenze si presenta alla Camera dei deputati per una conferenza stampa, presente anche La Russa, dove ribadisce che lui è in corsa e ci resterà: «Berlusconi mi ha chiesto di andare avanti. So che la mia candidatura dà fastidio, soprattutto a chi è sempre stato nei consigli comunali o in Parlamento...». Stoccata ai politici di professione, inclusi Salvini e Meloni. Già. Lui è l'antipolitica politicante: «Ma vi pare che uno come me che ha avuto tre medaglie d'oro al valore civile, quattro lauree honoris causa, 57 cittadinanze onorarie in tutta Italia, che si è trovato di fronte i Khmer rossi, che ha affrontato situazioni drammatiche come i bambini che muoiono in Africa o come i terremoti, si può preoccupare dei problemi della politica?».

Così la giornata scivola via con la sensazione che, su Roma, si andrà tutti divisi. «È presto per parlare ma ad ora le quotazioni sono 90% a 10%», confida un forzista ben informato. Dove il 90% è la corsa di Bertolaso in solitaria. In solitaria davvero? O forse Marchini converge su di lui: «Io sono sempre ottimista», confida al Giornale Mister Emergenze.

Ma la situazione resta fluida e non è dato sapere se e quando Berlusconi contatterà il duo Meloni-Salvini. Di certo non ha fatto piacere che mercoledì i due erano stati chiamati per un summit ma entrambi hanno declinato l'invito perché già impegnati. Un altro macigno sulla strada dell'unione del centrodestra.

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