Europa, attenta. Un eccesso di generosità nei confronti degli africani che lasciano il loro continente per cercare una vita migliore oltre il Mediterraneo potrebbe diventare molto pericoloso. Meglio far loro sapere che questi percorsi di transito verranno chiusi e lavorare seriamente per aiutarli nei loro Paesi.
A parlare così non è Matteo Salvini e neanche Marine Le Pen. È invece Bill Gates, il fondatore di Microsoft che ha messo le sue enormi ricchezze al servizio dello sviluppo delle parti meno progredite del mondo, finanziando generosamente la lotta alla povertà e alle malattie che affliggono l'Africa in primo luogo.
Gates esprime, in un'intervista al giornale tedesco Die Welt, concetti molto chiari, che lo pongono tra l'altro in netta contrapposizione con un altro celebre tycoon americano, quel George Soros che invece finanzia le organizzazioni non governative umanitarie che si dedicano al salvataggio in mare e al trasporto verso le coste europee (e segnatamente italiane) delle masse di fuggitivi dall'Africa.
«La pressione della migrazione sull'Europa è enorme e non farà che aumentare», spiega Bill Gates a Die Welt. Si tratta, spiega il filantropo fondatore di Microsoft, di un fenomeno che i politici europei tendono a gestire in maniera inadeguata. La loro generosità mal diretta, anzi, fa sì che il problema, invece che essere alleviato, si aggravi continuamente.
«A mio avviso esistono due piani su cui oggi si può intervenire in modo deciso per aiutare l'Africa - dice Gates - Uno è quello umanitario, perché stiamo parlando del continente più povero del mondo, sempre più immerso nell'instabilità, afflitto da povertà estreme, con leadership politiche scadenti e con sistemi di istruzione e di sanità che non funzionano. Impossibile costruire su queste basi dei Paesi realmente indipendenti e autosufficienti. Ne discende il secondo punto, quello della partenza di massa dei migranti economici, che si dirigono verso l'Europa e che sono diventati essi stessi un problema sostanziale».
La pressione esercitata da questa massa migratoria è enorme, insiste Gates, e l'esplosione demografica dell'Africa la renderà sempre maggiore. Basti pensare che si prevede da qui al 2050 che la popolazione del Continente Nero raddoppierà, fino a toccare i 2 miliardi e mezzo di persone. Per renderla autosufficiente bisognerebbe che ogni anno venissero creati oltre 22 milioni di nuovi posti di lavoro.
Gates ha pochi dubbi, e mette in guardia l'Europa: «Il flusso migratorio aumenterà e con esso la pressione sulle società europee. Il dilemma per voi diventa evidente: potete da una parte mostrarvi generosi, assorbendo i flussi migratori. Ma quanto più vi mostrate generosi, tanto più si sparge in Africa la voce che vale la pena tentare quest'avventura. Così, sempre più uomini sono motivati a cercare di venire in Europa».
C'è un solo modo di gestire questo fenomeno, spiega Gates: interromperlo finché si è in tempo. «Ciò significa, sfortunatamente, che si deve rendere più difficile a questi aspiranti emigranti africani l'utilizzo dei percorsi che li conducono verso l'Europa. Bisogna inoltre far sì che questa notizia si sparga con chiarezza, proprio come quella contraria ha potuto fare finora».
Al tempo stesso, per rendere accettabile la fine dell'illusione europea, è necessario che gli stessi europei si impegnino come mai prima per rendere possibile un vero sviluppo economico in Africa.
E questo obiettivo, sottolinea Gates che conosce bene l'argomento, non può essere perseguito a colpi di iniziative estemporanee alla «Live Aid» per intenderci. Serve un approccio serio e progressivo, come quello della Germania che passo dopo passo è arrivata a destinare a un vero aiuto allo sviluppo lo 0,7% del suo prodotto nazionale lordo: «Un esempio da imitare».
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