Blitz da Cannavacciuolo: multa e due denunce È l'anatema di Masterchef

I carabinieri del Nas nel suo bistrot torinese Guai anche per Bastianich, Cracco e Barbieri

Blitz da Cannavacciuolo: multa e due denunce È l'anatema di Masterchef

E se lo ribattezzassimo Monsterchef? Già, perché Masterchef, il talent culinario di Sky, che ha varato giovedì sera la settima edizione, non sembra portare benissimo ai giudici, vittime di gaffe, inciampi, svarioni di ogni genere. Ultima vittima della maledizione MC è stato Antonio Cannavacciuolo, il pantagruelico chef campano. I carabinieri del Nas hanno fatto irruzione nel Cannavacciuolo Bistrot di Torino, aperto qualche mese fa per dare un set metropolitano allo chef bistellato di Villa Crespi a Orta San Giulio, in provincia di Novara, e per offrire menu degustazioni griffati Antonino a «soli» (si fa per dire) 75 euro, più o meno la metà di quanto si spende sul lago d'Orta.

Ebbene, i militari hanno riscontrato alcune irregolarità: i prodotti congelati non sarebbero stati indicati correttamente. Gli ispettori hanno trovato nel congelatore prodotti, come carne e pasta, per i quali in menu non è indicata la possibilità del congelamento. Inoltre per il pesce, che va abbattuto per legge per evitare il rischio di anisakis, il menu non riportava nessuna indicazione precisa, ma solo una generica nota a fondo pagina. Non solo: alcune materie prime non erano correttamente tracciate. Una denuncia per frode in commercio è scattata per il direttore del bistrot, Giuseppe Savoia, e per la moglie di Cannavacciuolo, Cinzia Pimatesta, intestataria della società che si occupa di tutti i ristoranti dello chef campano, alla quale è stata anche comminata una multa di 1500 euro.

Cannavacciuolo ha spiegato che i prodotti trovati surgelati erano avanzi destinati al consumo da parte dello staff. E che effettivamente c'è stata qualche trascuratezza, dovuta essenzialmente a mancanza di tempo, ma ha voluto garantire la qualità e la freschezza di tutti gli ingredienti e la correttezza di tutte le pratiche adottate nei suoi locali, lagnandosi un po' italianamente: «Così vien voglia di andarsene». Lo schizzo di fango sulla divisa immacolata da chef è piccolo ma visibile. Una pacca sulla vasta schiena, chef.

Joe Bastianich, l'unico dei giurati a non essere chef, nelle ultime settimane ha incassato un brutto uno-due: dapprima ha chiuso definitivamente il Ricci, il locale storico riaperto un paio di anni fa dall'imprenditore italoamericano, da Belen Rodriguez e da altri due soci in piazza della Repubblica a Milano, mai decollato anche a causa dei prezzi decisamente troppo alti per un locale decisamente informale; poi è stato sfiorato dallo scandalo che ha travolto Mario Batali, il cuoco italoamericano suo socio in un gruppo che detiene una ventina di locali negli Usa, accusato di molestie sessuali (parzialmente ammesse) da più di una delle sue collaboratrici.

Non è tutto mappazzone quello che luccica nemmeno per Bruno Barbieri. Lo chef diventato famoso negli anni Ottanta nella factory del Trigabolo di Argenta, ha aperto qualche mese fa a Bologna il Fourghetti, che avrebbe dovuto riportare il mingherlino emiliano nel giro degli stellati: i critici hanno bocciato il progetto, parlando di qualità altalenante dei piatti e di prezzi da cuochi artificiali. Prego ripassare. Non è andata meglio a Carlo Cracco, che un mesetto fa ha perso una delle due stelle Michelin per la sua insegna flagship di via Victor Hugo a Milano e due giorni fa ha anche saputo che rischia di perdere la gestione dell'ex convento dell'Annunictata di Abbiategrassi. Lui un po' abbacchiato ha però la chance di rifarsi con l'imminente trasloco nel maxilocale in Galleria Vittorio Emanuele: quattro piani di bontà.

Auguri.

E auguri anche ad Antonia Klugmann, la severa chef triestina che ha sostituito proprio Cracco nella settima serie. Sarà risparmiata almeno lei dalla maledizione di Monsterchef, ehm, di Masterchef?

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