Bocciato dai giudici l'accordo Italia-Libia. E intanto in mare altra strage di migranti

Due naufragi davanti alle coste libiche Il ruolo del generale Haftar dietro il «no» del tribunale di Tripoli all'intesa siglata dai premier Serraj e Gentiloni

Bocciato dai giudici l'accordo Italia-Libia. E intanto in mare altra strage di migranti

Roma - Il sogno del governo di una «via turca» per frenare il traffico di migranti dalla Libia scricchiola già a pochi giorni dal suo concepimento. Che il varo fosse in salita era apparso chiaro già il 20 marzo, quando a Roma era stata firmata l'intesa con il premier libico Al Serraj e il governo italiano si era affrettato a salutare la svolta. Ora, ai tanti dubbi espressi da più parti, si è aggiunto uno stop formale arrivato dal tribunale di Tripoli.

Secondo il Libya Herald, la Corte d'appello della capitale libica ha bloccato l'intesa che prevede, tra l'altro, il rimpatrio dei migranti intercettati nel Mediterraneo in campi in Libia. In un Paese come la Libia, in cui le istituzioni tuttora impegnate in un'aspra guerra civile sono appese a un filo, difficile valutare l'impatto pratico che questa pronuncia potrà avere nell'avvio della cooperazione tra Italia e Libia con il sostegno dell'Ue, che aveva stanziato già 215 milioni.

Di sicuro ci sono segnali inquietanti su i limiti della reale autorità del capo del governo sostenuto dall'Italia e da parte dell'Unione europea. I giudici hanno infatti sottolineato che, dal punto di vista formale, fino a quando il governo di Serraj non sarà stato riconosciuto dal Parlamento di Tobruk, il premier non avrebbe la legittimità necessaria a stringere un smile accordo internazionale. Il problema è che il Parlamento si trova a Tobruk ed è sotto il controllo del generale Haftar, l'altro uomo forte della Libia, acerrimo nemico di Serraj.

«Al di là dell'impatto che questa sentenza potrà avere sul futuro delle intese sul delicato tema del controllo degli sbarchi,- commenta Daniele Lazzeri, direttore del think tank Il Nodo di gordio- appare ormai chiaro che il premier libico non ha affatto la situazione sotto controllo e che forse sarebbe giunto il momento di avviare una seria trattativa con il generale Haftar per evitare da un lato il crescente caos libico, dall'altro per non lasciare eccessivo spazio in quell'area alle mire egemoniche di Egitto e Russia». A mostrare che la debolezza del capo del governo provvisorio non gli consente di controllare nemmeno Tripoli, c'è il fatto che a presentare il ricorso siano stati alcuni politici locali, tra cui l'ex ministro di giustizia Salah Al-Marghani. Una mossa dietro alla quale si intravvede il profilo di Haftar.

Intanto da quando c'è Serraj il traffico di migranti è aumentato del 36 per cento, così come i morti in mare.

È di ieri sera la notizia di un nuovo doppio naufragio davanti alle coste libiche. Sono stati trovati pochi corpi e due gommoni rovesciati. L'ipotesi è che viaggiassero a pieno carico, cioè con a bordo 250 persone. Il bilancio in vite umane potrebbe essere terribile.

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